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La Gnosi burlesca della TFP e degli Araldi del Vangelo – un riassunto

Orlando Fedeli

 

NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE: LA GNOSI BURLESCA DELLA TFP E DEGLI ARALDI DEL VANGELO

 

Oggi (31-05-2010) abbiamo pubblicato un riassunto dell’opera da noi scritta sulla dottrina segreta di Plínio Côrrea de Oliveira, e che imbeve, sia l’antica TFP, sia l’Istituto Pontificio degli Araldi del Vangelo.

L’ampiezza del tema, basata sui documenti dottrinari pubblicati dai seguaci di Plínio Côrrea de Oliveira e di Monsignore João Scognamiglio Clá Dias, ci ha obbligati a pubblicare un’opera voluminosa intitolata “Nel paese delle meraviglie: la gnosi burlesca della TFP e degli Araldi del Vangelo”con circa 600 pagine, ripiena di citazioni di fonte originale della TFP e degli Araldi.

Lo zelo per la Fede, in coscienza, ci muove a chiedere l’attenzione degli Eminenti Signori Cardinali della Curia Romana sui gravi errori professati contro la Fede, fino a poco tempo fa segretamente, ed adesso pubblicati nei libri dallo stesso Monsignore João Scognamiglio Clá Dias, e dall’Istituto Plínio Côrrea de Oliveira.

Lo scopo di questo lavoro è facilitare la sua compresione ed informare a tutti coloro che non dispongo di tempo per leggere un lavoro di più di 600 pagine.

Durante 30 anni siamo stati legati nel gruppo che pubblicava il giornale “Catolicismo” e, con Don Mayer, in questi 30 anni non abbiamo mai avuto accesso alle dottrine che si propagavano in gruppi segreti, nascosti dietro lo stendardo della TFP.

Dopo aver rotto con quest’entità nel 1983, a causa di un culto esotico che là si tributava a Plínio Côrrea de Oliveira ed alla signora sua madre, Lucila Côrrea de Oliveira, a lungo degli anni, abbiamo cominciato a raccogliere dei documenti, affinché un giorno potessimo fare una denuncia fondata delle dottrine eterodosse ch’erano insegnate occultamente fra i membri della TFP e degli Araldi.

Con la scissione sorta dopo la morte dell’autodenominato profeta inerrabile ed immortale, Dr. Plínio Côrrea de Oliveira, nel 1995, i litiganti delle due ali in cui si ha diviso l’antica TFP, hanno cominciato a pubblicare testi ch’erano fino allora assolutamente segreti nell’entità.

João Scognamiglio Clá Dias, in questo momento Monsignore e Canonico di Santa Maria Maggiore, ha fatto pubblicare una rivista mensile di nome inusuale “Dr. Plínio” – che, da 1995 in poi, ha pubblicato innumerevoli articoli con testi registrati e inediti di Dr. Plínio. Tali testi erano ritirati dalle riunioni “riservate” ai membri più fanatici dell’autodenominato profeta, fondatore di un’ordine segreta di cavalleria iniziatica.

I denominati “Provetti” della TFP hanno anche pubblicato dei piccoli libri con “Excertos do pensamento de Plínio Corrêa de Oliveira” [Brani del pensiero di Plínio Côrrea de Oliveira]. Loro hanno formato la collezione “Canticum Novum“.

Ecco alcuni dei libri pubblicati.

  1. O Universo é uma Catedral”[L’Universo è uma Cattedrale]. Brani del pensiero di Plínio Côrrea de Oliveira, raccolti da Leo Daniele. Edições Brasil de Amanhã, São Paulo, 1997.
  2. A Cavalaria não Morre” [La Cavalleria Non Muore]. Brani del pensiero di Plínio Côrrea de Oliveira, raccolti da Leo Daniele. Edições Brasil de Amanhã, São Paulo, 1978.
  3. À procura de Almas com Alma. Tipos Humanos”[Alla Ricerca di Anime con Anima. Tipi Umani]. La Musica delle Personalità. Nel 2008, in occasione del centenario della nascita di Dr. Plínio, l’Istituto Plínio Côrrea de Oliveira ha pubblicato l’opera intitolata “A Inocência Primeva e a Contemplação Sacral do Universo” [L’Innocenza Primeva e la Contemplazione Sacrale dell’Universo] con testi registrati e compilati di Dr. Plínio su questi due temi nelle riunioni del chiamato MNF. Naturalmente questo libro, contenendo i registri delle riunioni, delle conversazioni di Dr. Plínio nel MNF[ci sono 43.000 pagine dattiloscritte nel MNF ] non ci racconta tutto: ci racconta soltanto “le primizie” del “pensiero” pliniano…

Cos’era il MNF?

La sigla significava “manifesto”, la prima persona dell’indicativo presente del verbo “manifestare”, perché era in queste riunioni che PCO e iniziali del nome di Dr. Plinio, le quale  utilizzeremo per economia di tempo e di spazio, non per disprezzo] manifestava quello che lui era, cioè, quello que lui immaginava ch’era. E fino ad ora, pochi immaginano cosa lui era.

Per quelli che non erano iniziati nei gruppi segreti di PCO, si diceva che nel MNF si stava preparando il grande “Manifesto” (sostantivo) dottrinario che PCO lancerebbe, un giorno, contro la “Rivoluzione”, e contro le forze segrete che la dirigivano…

Il segretario del MNF, Átila Sinke Guimarães, ha scritto delle frasi che dimostrano chiaramente il grado di fanatismo, veramente incredibile, che regnava nel MNF, dopo nella TFP, ed adesso tra gli Araldi del Vangelo, come anche tra i membri della società segreta “La Sempre Viva“, fondata da Dr. Plínio, per diffondere la sua dottrina ed il suo culto tra i più fanatizzati di lui.

Ecco un testo rivelatore del fanatismo delirante che regna nella TFP e negli Araldi del Vangelo:

 

Il grande Mosè, con il suo roveto ardente nell’alto del Sinai, non mi fa invidia. Poiché se lui lì si è stato collegato con Dio durante quaranta giorni, io mi sono collegato con Dr. Plínio trentatrè anni fa. E, in tali relazioni, vedo, forse, più la presenza divina che lui davanti al sacro roveto. E mantengo la speranza d’ancora vincere il Profeta in questa tertullia quando io sarò passato dall’esilio attuale alla Patria”. (Átila Sinke Guimarães, secretário do MNF, in O Ultimato, A Defesa, 1998, p. 28).

 

Questo stesso Signore Átila, nel 1972, ha elaborato un riassunto di alcuni tesi del MNF sul “processo umano” , nel quale trattava la Teoria della Conoscenza di PCO, come anche sulla natura dell’uomo e della Divinità.

Ancora, in occasione del centenario della nascita di Dr. Plínio, anche Monsignore Scognamiglio ha pubblicato un’opera rivelatrice, contenendo dei testi fino allora inediti di Dr. Plínio. Quest’opera, in trè tomi, è intolata Notas Autobiográficas [Note Autobiografiche], note che Dr. Plínio stesso dettava a lungo degli anni. Questo libro è venuto per confermare le dottrine veramente “esotiche” che circolavano nei retroscena più riservati della TFP.

Ex membri della TFP e degli Araldi che mantengono la sua simpatia per la persona e per le dottrine di Plínio Côrrea de Oliveira hanno organizzato il sito salvemaria.info ed in questo sito  hanno pubblicato una grande parte dei testi di un simposio dato da Dr. Plínio nel 1973 ad un gruppo di argentini, in questo simposio Dr. Plínio esponeva “Chi siamo noi”. Cioè, chi lui giudicava che lui stesso era, e cosa ne pensava del gruppo della TFP. Tale testo era mentenuto in segreto nella TFP, e soltanto adesso l’abbiamo ricevuto per internet. Questo testo è nell’Appendice al nostro libro e ritireremo da lui qualche citazione.

Tra tutte queste opere pubblicate dai seguaci più radicali di Dr. Plínio, si può conoscere, oggi, al meno in parte, la dottrina segreta di Dr. Plínio, che era presentata in linguaggio cifrato in una maniera diluita ai membri comuni della TFP e degli Araldi. Nell’opera nostra Nel paese delle meraviglie: la gnosi burlesca della TFP e degli Araldi del Vangelo abbiamo presentato tutti i documenti e tutte le fonti pubblicate dalla TFP e dagli Araldi, e noi ci abbiamo fondati in questi documenti e in queste fonti per smascherare una setta che si traveste di cattolica per meglio ingannare la Gerarchia della Santa Chiesa.

Il documento che abbiamo pubblicato oggi riassume la dottrina fino allora segreta del Dr. Plínio, affinché i cattolici, tanto tempo fa ingannati da una propaganda di una setta segreta eretica, abbiano conoscenza di quello che pensano veramente i seguaci di Plínio Côrrea de Oliveira, principalmente quelli che, come Monsignore Scognamiglio ed i suoi Araldi, usando un tipo d’abito che fa con che loro si passino per cavalieri, si gloriano di che inganneranno i cardinali della Santa Chiesa, come anche ingannano il fedele popolo cattolico.

Dobbiamo vedere questo primo documento di un membro della TFP dei Provetti — che sono stati sclusi dalla TFP da Monsignore Scognamiglio — documento nel quale l’autore accusa il leader degli Araldi di tramare contro la Gerarchia della Santa Chiesa:

 

Monsignore João Scognamiglio Clá Dias proietta ingannare la Gerarchia della Chiesa, la quale lui chiama “struttura”:

 

Il Signore João [Scognamiglio Clá Dias] ha lanciato l’idea di che se le TFP potessero avere una situazione canonica riconosciuta nella Chiesa, il colpo sarebbe moltissimo più efficace. Dopo, quando lanciassimo la grande denuncia profetica, il Vaticano si renderebbe conto di che la nostra domanda di riconoscenza era stata soltanto una “trappola [un’imboscata] per dare il colpo, ma, da quel punto, già sarebbe troppo tardi.

“Nel mese di febbraio 1996, il Signore João Clá ha chiamato parecchie persone all’Eremo di San Benedetto a fare un lavoro.

“Lui ha fatto due riunioni con una settimana di differenza l’una dall’altra ed in queste riunioni lui ci ha presentato il bisogno di fare qualcosa in linea di denunciare la 4ª  Rivoluzione, poiché il Signore Dottore Plínio stesso aveva in vita manifestato questo desiderio, giacché le cose camminavano ad una grande denuncia.

“Lui ha presentato durante la riunione per più o meno 15 persone che bisognerebbe farlo, e durante la riunione ci ha detto che il Signore Dottore Plínio gli aveva manifestato in vita durante un dispaccio, che non era stato registrato, il bisogno d’ottenere una tale o quale riconoscenza da parte della struttura [La Chiesa Cattolica], poiché questa sarebbe l’unica maniera
di proteggerci dagli scoppi futuri”.

“Perciò lui diceva che concomitante al lancio, se avessimo uno status canonico, potremmo fare al coperto di un susseguente scoppio e che in fondo sarebbe come fare uno sgambetto alla struttura [La Gerarchia della Chiesa], poiché non potrebbero attacarci dicendo che avevamo uno status dentro della Chiesa ed il lancio sarebbe un’immensa denuncia della 4ª Rivoluzione, che potrebbe scatenare la Bagarre“.(Documento JAU, iniziali di José Antonio Urreta, datato 13 ottobre 1997, p. 14.Grassetti nostri nella citazione).

 

Quello ch’è detto in questo documento è confermato per quello ch’ha raccontato un ex Araldo del Vangelo in un forum di Buenos Aires su quello che João Scognamiglio chiamava “Manovra Giuditta” mirando ad imbrogliare e vincere l’Oloferne della Struttura, il Papa e la Sacra Gerarchia. In questo documento si mostra che, considerando tutte le sacrazioni postconciliari invalide, il Signore João Clá credeva che, dopo la Bagarre, dopo la fine della crisi attuale, l’Apostolo San Giovanne Evangelista stesso verrebbe alla Terra, in corpo ed anima, ordinare i sacerdoti e sacrare i Vescovi della Nuova Chiesa che nascerebbe.

Ecco il documento:

http://www.tfpheraldos.com/viewtopic.php?f=27&t=23&start=0&sid=3a19db733d393b4ed1506927afab92ee#p315
[Questa è la nostra traduzione dall’originale spagnolo]

Un’interpretazione saerdotale, da fran

09 Feb 2010 12:57:

Ad alcuni causa stranezza l’ordinazione sacerdotale di JC [João Clá]. A noi che siamo vissuti vicino a lui, o abbiamo assistito durante parecchi anni alle sue riunioni, chiamate Jour le Jour, chiara era la postura di qualsiasi membro del gruppo di buono spirito: rifiutare qualsiasi cosa proveniente dal clero.


Chiamavamo il clero in generale “Struttura”, per non chiamarlo “Gerarchia” e così non lo riconoscevamo adeguatamente, giacché dopo il Concilio Vaticano II, sono caduti in eresia, alcuni per complicità, altri per omissione, d’ora in poi sono diventati totalmente illegittimi. Ricordo che JC in pubblico ed in privato, lodava l’ipotesi di qual’cuno (uno dei teologi interni, sicuramente, detestati da JC e tuttavia citato come autorità quando gli favoriva, soprattutto nel formulare una simile ipotesi così rischiosa…se era acettata, si la riconoscerebbe a lui, ma lui sempre direbbe che tale era stata un’idea di qualche Solimeo, da questo…) di chegiacché non c’eravano più vescovi legittimi dentro la Chiesa, verrebbe SanGiovanni Evangelista, l’Apostolo, il quale sarebbe vivo in corpore ed anima nel paradiso, ordinando nuovi sacerdoti e nuovi vescovi per la nuova Chiesa, rigenerata, del Regno di Maria. Queste cose erano normali negli eremi ed ammesse con tutta naturalità e logica dai tutti i mdg [membri del gruppo] di spirito buono.

Non andavamo mai alla messa, giacché questa era realizzata secondo il ordo missae postconciliare, eretico, in maniera protestante, di spirito malo. Uno dei mdg [membro del gruppo] non poteva partecipare a questo rito, sarebbe censurato. Tuttavia, una di queste contraddizioni atroci, communicavamo in queste messe, però aspettavamo fuori la chiesa la formazione della fila di comunione e poi facevamo la coda. 

Credo che tutti devono aver mille fatti da raccontare degli enormi guai nei quali finivamo parecchie volte con questo procedimento. Scontri coi padri, critiche, la negazione di darci la comunione, ed un enorme ecc.

Quando andavamo alla messa per compromesso, ci raccomandavano di seguirla da lontano e con rifiuto interno, ricevere la comunione ed allontanarci dal resto.

Era così che vivevamo fino il 1995, quando è morto il Dr. Plinio.

JC comincia immediatamente il suo avvicinamento alla “Struttura”, non bisogna più vivere in scontri, dobbiamo adattarci per sopravivvere, dobbiamo negoziare o ci liquidano, questa è stata la sua postura. Questa postura ha cominciato a fare arrabbiare i più antichi, naturalmente, ed a lasciare perplessi alle generazioni più giovani. Tuttavia, quest’ultimi si sono lasciati convincere facilmente di che, come sucessore del Dr. Plinio, era anche inerrante e che lo Spirito Santo abitava adesso in lui, perciò la sua orientazione doveva essere rispettata, indipendentemente se si la capiva o no, se si la accettava o no, la sua parola era l’ultima. Devo spiegare che l’aggiornamento ha causato molta scontetezza ed ancora dentro gli Araldi ci sono molti che non sopportano per niente la tfp sacerdotale.

1 – Se JC si ha lasciato ordinare sacerdote soltanto come parte di una manovra (la quale era chiamata da lui manovra Giuditta), allora la sua ordinazione è almeno sacrilega. Forse lui, infatti, non crede che la struttura abbia il potere per ordinarlo, in questo caso lu i soltanto attuerebbe come tale, per avanzare la sua manovra Giuditta. Se questo è così, allora ogni messa, ogni confessione, ogni sacramento amministrato è una farsa, e perciò un inganno per migliaia di persone. È questo credibile?


Tutti che conoscono JC sanno sulla sua affamata “restrizione mentale”, sui suoi “sgambetti”, sulla sua più che riconosciuta abilità di giustificare i mezzi per raggiungere un fine.

2 – Se JC si lascia ordinare sacerdote perché riceve una grazia, allora rompe col suo passato — almeno quello che dice al suo storico rifiuto interno in relazione al sacerdozio ed alla messa, ecc. al dogma interno del bisogno di destruggere la maledetta struttura — in questo caso “brucia quello che hai adorato, adora quello che hai bruciato”. Se stiamo parlando di una vera conversione al sacerdozio, se riceve la vocazione sacerdotale, allora eccellente! Si dovrà vedere come tutto questo  si congiunge e la postura pubblica critica del Dr. Plínio, se JC conintuerà ad utilizzare la figura del Dr. Plinio come scusa per mantenere i suoi araldi coesi o se, infine, lui prescinderà dal Dr. Plinio giacché il numero dei principianti, entusiasti di lui, ha oltrepassato quello dei vecchi nostalgici del Dr. Plinio, impigliati in un passato già superato.

Oggi JC sostiene che il sacerdozio è l’apice della vocazione del membro del gruppo (la vocazione d’essere gli apostoli degli ultimi tempi). Allora si presenta un problema. Non sono tutti gli araldi che sono stati chiamati ad essere sacerdote. Secondo JC soltanto 10 – 20% diventeranno sacerdote, gli altri rimarrano come dei laici.

Allora, soltanto questo percentuale raggiungerà l’apice della vocazione, così il resto è posto come cittadini di seconda categoria. Ed è così che molti degli attuali araldi si sentono.


Per appartenere al circolo più interno di confidenzialitá di JC, attualmente, bisogna essere sacerdote. Saluti e fino alla prossima. Fran”.
Registrato: 08 Feb 2010 11:53

 

Questi due documenti i quali abbiamo appena citato sono pienamente coerenti con la dottrina esposta dal Dr. Plinio nel simposio “Chi siamo noi“, laddove lui si mostra come adepto del sedevacantismo, deducendo da lui l’instaurazione dei Profetismo di lui stesso, come sostituto del Papato.

Dopo il Concilio, secondo lui, i Papi, tutta la Gerarchia cattolica, dopo aver accettato gli errori del Vaticano II, sono caduti in eresia ed hanno perduto il potere. La  Chiesa si è ridotta ad una struttura.

Nel simposio “Chi siamo noi” (1973) Plinio presentava la sua tesi di che la Gerarchia della Chiesa Cattolica, particolarmente i Papi conciliari sono caduti in eresia e lo Spirito Santo si é ritirato dalla Chiesa. In questo modo, la Santissima Vergine ha fatto di Plinio il Profeta del futuro Regno di Maria e guida della futura Chiesa. La direzione profetica di Plinio dovrebbe, nel futuro, essere guidata dai Papi, e così nascerebbe una Nuova Chiesa profetica. La TFP, ed oggi gli Araldi del Vangelo sarebbero la Chiesa. Perciò in questo simposio Plinio ha detto:

 

d- Soltanto si capisce che la Providenza possa aver abbandonato la Chiesa a quello livello nel quale lei è stata abbandonata, dal momento che avessi istituito il profetismo. Perché, al contrario la Providenza avrebbe disertato dalla Chiesa. Per questo che, se tutti gli estudi su il Papa eresiarca sono veri, solo se comprende che la Providenza possa avere abbandonato la Chiesa al ponto che la abbandonó, se avessi istituito il profetismoE non ci sarebbe nella Chiesa, oggi, nessun luogo, nessun gruppo, nemmeno nessuna persona a cui si potessi fare appello permritrovare il vero cammino. Perciò questo profetismo spunta dal suolo sacro della Chiesa, dalle leggi della Chiesa. Nel derelitto della autorità papale e delle autorità legittime, nel derelitto totale, qualcosa deve rimanere valida. E che cos’è? Il Profetismo” (Plínio Corrêa de Oliveira, Simpósio, Chi siamo noi, — Siamo un gruppo profetico, p. 80. Grassetti nostri nella citazione. ORIGINALE  DAL sito salvemaria. http://salvemaria.info/images/fbfiles/files/QSN.doc).

 

E lui, Plínio, sarebbe così il Profeta scelto da Dio e doveva salvare la Chiesa, liberandola dai antipapi conciliari. Da questo tutto abbiamo “L’Operazione Giuditta“, escogitata da João Scognamiglio Clá Dias, operazione la quale sarebbe perpetrata dagli Araldi del Vangelo, adesso, ingannando i cardinali della Curia fino il colpo finale, dato dagli Araldi, istituendo la Nuova Chiesa di un futuro e vicino chiliastico Regno di Maria.

La TFP, ed oggi, gli Araldi, sarebbero la Chiesa. Loro sarebbero i gruppi profetici istituiti da Dio, attraverso la Vergine Maria, per sostituire e rinovare la Chiesa. Il Profeta Plinio dovrebbe essere riconosciuto come guida per tutti i futuri Papi. Quando nel 1995 è morto lui, questo potere di profeta e guida della Chiesa sarebbe trasmesso a João Scognamiglio Clá Dias, il suo discepolo perfetto.

Perciò, João Clá considerava la Chiesa Cattolica postconciliare come una semplice struttura giuridica abbandonata dallo Spirito Santo che ha cominciato a parlare attraverso Dr. Plinio e adesso attraverso lui. Quindi il suo piano di fingere un’adesione alla Chiesa per fare uno sgambetto ai Cardinali in una manovra la quale lui ha chimato “Manovra Giuditta“.

Adesso, esporremo la dottrina secreta della TFP e degli Araldi del Vangelo del Monsignore João Scognamiglio Clá Dias, ch’è stato il discepolo preferito di Dr. Plínio, ed il principale diffusore del suo culto e quello della madre di lui, nella TFP, e tra gli Araldi del Vangelo.

Ci abbiamo dispensati, in questo riassunto, d’argomentare e rifiutare dottrinariamente tutte le eresie e tutti gli errori patenti della dottrina pliniana, però tutto ciò è spiegato nel nostro libro.

 

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LA GNOSI BURLESCA DELLA TFP E DEGLI ARALDI DEL VANGELO

Dr. Plinio non ha studiato né filosofia né teologia. La sua dottrina è grossolana, a causa del suo sconoscimento quasi completo della Metafisica aristotelico-tomista. Quindi, ci sono molti errori ed affermazioni assurde ed anche delle innumerevoli contraddizioni. Alcune volte, però, le contraddizioni sembrano essere di proposito, per camuffare l’eterodossia della dottrina.

Si nota, nel pensiero di Dr. Plinio, una chiara influenza delle dottrine esoteriche romantiche, specialmente dell’idealismo tedesco, e brume del pensiero bergsoniano, alla moda nella sua gioventù, nella così chiamata Belle Époque. Non crediamo che lui abbia studiato le dottrine di Bergson, Novalis, o dei idealisti tedeschi. In verità, lui sembra soltanto ripetere delle frasi che ha ascoltato, e che lui cuciva in scampoli formando una Gnosi burlesca, per fare successo alle tavole dei borghesi ricchi, o fra pseudo intellettuali della destra, o fra aristocrati francesi decadenti. Plinio si proclamava tomista, senza sapere praticamente niente su filosofia.

Perciò la sua metefisica era fatta dai scampoli slogan alla moda nella sua gioventù, mescolando l’idealismo romantico, frasi d’effetto con termini bergsoniani e freudiani, sottili citazioni scolastiche, tutto ciò mescolato con sogni e deliri paranoici. Quindi chiamiamo “burlesca” la sua Gnosi. La sua dottrina è talmente grottesca che fanno di lui un pseudo intellettuale.

 

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1 – L’idea dell’Assoluto abita nel più profondo dell’anima umana.

La tesi fondamentale di Dr. Plinio era che c’era innatamente sepolta nel fondo più intimo della natura umana qualcosa come la matrice dello spirito coi elementi per formare l’idea dell’Essere Assoluto. E per Assoluto, Dr. Plinio capiva la Divinità.

L’uomo ha una matrice dello spirito, la quale contiene li elementi per la formazioni dell’idea d’essere assoluto. Se lui non avessi questa matrice, lui non potrebbe capire questa nozione d’essere contingente. E, perciò, il dormire dentro lui di questa, come che una nozione dell’essere assoluto, è anteriore alla nozione stessa d’essere contingente che lui forma“. (Átila Sinke Guimarães, resumindo o pensamento de PCO, MNF – O Processo Humano (Resumo), apostila mimeografada na Editora Vera Cruz, São Paulo, Dezembro de 1972, p. 35).[ in italiano, Átila Sinke Guimarães riassumendo il pensiero di PCO, MNF – Il Processo Umano (Riassunto), manuale mimeografato nella Editrice Vera Cruz, San Paolo, Dicembre 1972, p. 35].

Questo manuale è stato approvato da Dr. Plínio ed è stato venduto ad alcuni persone della TFP.

Questo testo contiene degli errori molto gravi:

  1. a) È contro la dottrina cattolica che ci siano delle idee innate nell’uomo;
  1. b) È falso affermare che soltanto si capisce l’essere contingente,solamente, si in precedenza si possiede l’idea dell’Essere Assoluto.

E nel libro “L’Innocenza Primeva e la Contemplazione Sacrale dell’Universo“, Plinio ci dice:

Invece, c’è nell’uomo una “sete come si questa fossi innata dall’assoluto” (PCO, La Innocenza Primeva, p. 107).

Nel parere di Plinio, quindi, questa matrice dell’Assoluto esistente nell’anima umana, sarebbe la originatrice della nozione stessa di contingenza, cosa che amareggerebbe l’uomo, provando la sua limitazione. Dunque, per PCO, l’essere non può avere dei limiti: “Il limite è qualcosa che ripugna all’essere” (Manuale Il Processo Umano, p. 37). La contingenza dell’essere creato sarebbe un’anomalia da essere vinta. Comunque, l’uomo avrebbe una sete innata di unirsi all’Assoluto, una sete d’identificarsi coll’Assoluto, colla Divinità. E se repugna all’essere avere dei limiti, come si spiegherebbe l’esistenza degli esseri contingenti?

Nel parere di Plinio, “lo stesso essere [dell’uomo] non è niente” (Atila Sinke Guimarães — riassunto Il Processo Umano, p. 37). Gli esseri contingenti sarebbero ontologicamente niente, non-esseri. Quello che li renderebbe esistenti sarebbe la presenza dell’essere assoluto in loro. Allora, Plinio concludeva che “Dio è l’essere degli esseri (Atila Sinke Guimarães – riassunto Il Processo Umano, p. 36).

Che il pensiero di Plinio Correa de Oliveira, espresso in quello che oggi è conosciuto dallo MNF, sia chiaramente gnostico si diventa patente quando lui, allo stesso modo dello gnostico Maestro Eckhart, afferma che l’essere umano, essendo contingente, è niente:

Il fondamento della morale sulla conoscenza è esatamente che l’amore esclusivo per sè non è niente, e che il suo stesso essere non è niente, e che, perciò, si deve tendere a Dio” (Átila Sinke Guimarães, MNF – Il Processo Umano (Riassunto), manuale mimeografato nella Editrice Vera Cruz, San Paolo, Dicembre 1972, p. 37. Grassetti nostri nella citazione).

Bene, questo rifiuto d’accettare la contingenza dell’essere creato è la radice della Gnosi, e del suo peccato antimetafisico, che respinge l’analogia dell’essere. Lo Gnostico vuole essere tutto o niente. Ma sempre rifiuta tutta la contingenza.

Si insinua che, nel fondo, l’uomo avrebbe qualcosa di sostanzialmente divino. Quest’idea sará confermata esplicitamente in seguito.

In effetti, si diventerà chiaro, che nel pensiero idealista di PCO l’idea d’essere è lo stesso essere. La matrice di qualsiasi essere esisterebbe innata nell’uomo, e lei sarebbe il modelo ideale di qualsiasi essere concreto, sempre inferiore, considerato come niente, e come una caricatura deformata dell’essere ideale esistente nell’anima umana. Quando Plinio dice, quindi, che c’è un’idea innata dall’Assoluto nell’uomo, lui capisce che quest’idea è l’ Essere Assoluto stesso. Dio. L’essere degli esseri. Dio sarebbe così immanente all’uomo.

Questo sarà confermato da qualche citazione che vedremmo più avanti. Per esempio, da questa che diamo adesso, in seguito:

 

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2 – Il Processo Umano per l’unione divinizzatrice nell’Assoluto.

Dalla verificazione della sua contingenza davanti alla matrice innata dell’idea dell’assoluto che esisterebbe nell’uomo, comincerebbe un processo — il quale nel MNF si chiama Il Processo Umano — per cui l’uomo cercherebbe sanare la sua contingenza, considerata mala, come ingiusta carenza, in questo modo l’uomo cerca di completarsi, e di diventare consustanzialmente uno coll’Assoluto.

Questo “Processo Umano” avrebbe delle fasi, così riassunte da Atila Sinke Guimarães nel suo Manuale rivelatore:

 

a) “la carenza dell’uomo”;

b)“l’appetenza verso la soddisfazione delle carenze”;

c)“la ricerca dell’assoluto per soddisfare questa carenza”;

d) “l’unione coll’assoluto”;

e) “la trasformazione [dell’uomo]nell’assoluto”.

 

(Átila Sinke Guimarães, MNF – Il Processo Umano (Riassunto), manuale mimeografato nella Editrice Vera Cruz, San Paolo, Dicembre 1972, p. 37. L’organizzazione di questi punti e di quello che sono in parentesi quadre è di responsabilità nostra, con lo scopo di lasciare ben evidenti le tappe della divinizzazione dell’uomo, secondo la dottrina pliniana).

Comunque, nel parere di Plinio, il finale del processo umano sarebbe “la trasformazione [dell’uomo] nell’assoluto”.

È evidente, nel concepimento pliniano del “processo umano”, come anche nella numerazione delle sue tappe, la esistenza d’uno schema classico della Gnosi.

 

L’uomo cerca l’Assoluto in sé stesso, o negli altri esseri dell’universo. Perché nell’uomo c’è innata l’idea d’Assoluto, l’uomo comincia a cercare l’Assoluto in sé stesso, e, più tardi, nelle altre creature.  Perché, nel parere di Plinio, in tutte le cose ci sarebbe qualcosa dell’Assoluto, poiché Dio sarebbe “l’essere degli esseri“.

 

Nel manuale Il Processo Assoluto, si mostra che “L’uomo cerca, infatti, sempre l’assoluto, ma l’assoluto il quale lui cerca non è soltanto la santità, la bontà, ma forse anche l’essere. Ossia, l’uomo, per esempio, quando ama l’assoluto, lui stesso è anche l’assoluto in sé, ed in questo modo, lui si ama a sé stesso” (Átila Sinke Guimarães, MNF – Il Processo Umano (Riassunto), manuale mimeografato nella Editrice Vera Cruz, San Paolo, Dicembre 1972, p. 47. Grassetti nostri nella citazione).

Amando l’Assoluto, l’uomo si identifica con l’Assoluto. L’uomo si trasformerebbe nell’assoluto in sé. Così, l’uomo diventerebbe divino.

Comunque, l’uomo non solo possede in sé l’idea innata dell’Assoluto, ma lui stesso è l’Assoluto incarcerato nella contingenza, cercando di liberarsi dalla finitezza e realizzarsi, nuovamente, nell’identificazione ontologica coll’essere Assoluto, alla fine del “processo umano“.

 

L’elemento integrante alla nozione di processo è qualcosa che ha un inizio, uno sviluppo ed un finale. Così, il processo per eccellenza sarebbe qualcosa che comincia e la cui tensione verso la fine diventa sempre di più difficile, man mano si arriva al finale. Ed il termine in cui il processo si realizza non è la morte, ma l’ottenimento del finale stesso e la fissazione nella fine, così l’apogeo del processo è qualcosa di definitivo. Lui si fissa nel apogeo di sé stesso”  (Átila Sinke Guimarães, MNF – Il Processo Umano(Riassunto), manuale mimeografato nella Editrice Vera Cruz, San Paolo, Dicembre 1972, p. 30. Grassetti nostri nella citazione).

 

Alla fin fine del Processo Umano, l’uomo diventerebbe Dio. Cosustanziale a Dio.

 

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3 – Il senso dell’Essere ed il Selettivo conducono l’anima all’unicità
coll’Assoluto

Plinio dirà che il “senso dell’essere”, il “selettivo”, che esisterebbero innati nell’uomo, nel fondo, sarebbero l’Essere Assoluto stesso inviscerato ed attuando nella ricerca della realizzazione dell’Unicità dell’essere. Quando concettua quello che lui capiva per innocenza primeva, che sarebbe questa anche innata in tutti gli uomini, Dr. Plinio dice:

 

[innocenza primeva è lo stato] “per cui una persona, fin dai primi movimenti della sua esistenza, possiede la nozione di chi lei stessa è. E, in modo eccellente, sceglie le cose che, per affinità o contrasto armonico in relazione a lei, le conviene per realizzare la sua unicità. Nella sua paseggiata per la vita, non ha mai sbagliato e sempre ha lo scopo de raggiungere la unicità di sé stessa. L’innocenza così concettuata si rifere alla persona senza il peccato originale” (Plínio Corrêa de Oliveira, “Seletivo e Harmonia na Alma Inocente”, artigo in “Revista Dr. Plínio“, Ano VIII, Junho de 2006, N0 87, p. 23. Grassetti nostri nella citazione).

 

[En passant, facciamo attenzione all’affermazione di che l’uomo innocente, nel parere di PCO, era senza il peccato originale. E PCO dirà che tutti gli uomini escono dalle mani di Dio in uno stato d’innocenza, e senza il peccato originale].

Cosa significa, in questo testo, che l’innocenza primeva della persona, attraverso il “senso dell’essere“, “sceglie le cose che, per affinità o contrasto armonico in relazione a lei, le conviene per realizzare la sua unicità”.

Qual è il senso della parola “unicità” in questa frase?

Per mezzo di questo misterioso “senso dell’essere”, l’innocente farebbe una selezione — eliminando qualcosa, accettando il contrario di qualcosa —
affinché raggiunga “l’unicità”. Quello non sarebbe il sinonime d’unità?

Certamente no, perché l’uno è uno trascendentale dell’essere. L’essere uno è una cosa propria di tutti gli esseri. Ogni cosa è una e mai cerca di raggiungere la sua unità, cosa che già possiede.  Unicità sembra indicare un concepimento monista dell’essere. “Unicità, in questo testo, ne può significare che si cerca di raggiungere un’identificazione sostanziale coll’Essere Assoluto, in un monismo ontologico.

Secondo la dottrina cattolica e la filosofia tomista, gli esseri fatti all’immagine di Dio cercano l’unione con Dio, mai l’unicità con Dio. Soltanto la Gnosi afferma che gli uomini, nella vita peregrinante nell’esilio della materia, devono cercare l “unicità” colla Divinità, rigettando la materia, e selezionando un questa la particella divina inviscerata nelle cose create. Il Panteismo, che afferma che tutto è Dio, incluso la materia, non seleziona niente, e afferma, senza selezione, il monismo dell’essere. PCO, nella citazione qui sopra, ci dà un chiaro indizio della sua dottrina gnostica. E descrivendo un ipotetico Abele, senza il peccato originale, Plinio spiega come lui userebbe il selettivo, il senso dell’essere — senso dell’Essere Assoluto — cercando in tutte le cose qualcosa che l’unisse all’Assoluto:

 

Abbiamo descritto così un innocente concepito senza il peccato originale cui selettivo è l’essere stesso” . (Plínio Corrêa e Oliveira, Seletivo e Harmonia da Alma Inocente, in revista “Dr. Plínio“, Ano VIII, Junho de 2006, N0 87, p. 22. Grassetti nostri nella citazione).”

 

E PCO ha affermato che il “senso dell’essere”, innato nell’uomo, gli darebbe la nozione di che cosa lui dovrebbe cercare, per selezione, realizzare l’unicità dell’essere…

E il selettivo, che sarebbe il senso dell’essere assoluto, attuando per ricondurre l’uomo all’identificazione coll’ordine ideale, coll’Assoluto. Per questo lui dice che il selettivo è “l’essere stesso“. Quindi, l’idea dell’essere Assoluto esistente innata nell’uomo “è l’essere stesso” dell’uomo. L’uomo, nel fondo, sarebbe l’Assoluto incarcerato in un corpore materiale, in un essere contingente.

Perciò Plinio dice:

 

Da me stesso cerco in tutte le creature qualcosa che soddisfaccia la mia carenza ed è come se io mi aprissi a tutte, come un ventaglio. Ma, nel contatto con tutte, percepo che tutte si riuniscono in un ente supremo che è Dio e tutto si chiude ad un altro punto. Ci sono, così, un tipo d’apertura e di chiusura, che è un tipo di grafico delle relazioni dell’uomo con Dio. 

La molteplicità delle mie appetenze è l’espressione d’una carenza fondamentale che esiste in me come creatura e che cerca una porzione di soddisfazioni. Dopo aver cercato tutte queste sodisfaztione, unisco tutto ciò in una soddiafazione suprema che è destinata alla mia carenza fondamentale. Questo sarebbe più o meno a forma di losanga” (Átila Sinke Guimarães, MNF – Il Processo Umano (Riassunto), manuale mimeografato nella Editrice Vera Cruz, San Paolo, Dicembre 1972, p. 37.).

 

Nella ricerca del Assoluto, nella ricerca del infinito, già dicevano i romantici come il gnostico Novalis, l’uomo solo trova il finito. Però, ricordiamo che Plinio ha detto: “Il limite è cosa che repugna l’essere” (manuale riferito p. 37).

Nella tesi, formulata da PCO nel MNF, c’è il rifiuto dell’analogia dell’essere, la rivolta della contingenza, tipica della Gnosi, cosa che è sempre un peccato antimetafisico.

Nel pensiero di PCO, come nella Gnosi, in tutte le creature contingente  qualcosa d’incarcereta dell’Assoluto si lamenta e non soltanto l’idea innata di lui nell’uomo.

È questo  che si spiega nel Manuale-Riassunto del MNF, espondo le dottrine di PCO nel MNF, come la teoria del “carciofo metafisico”, un simbolo della ricerca dell’Assoluto divino nelle cose create. Lasciamo Plinio esporre il suo pensiero “carciofale”, secondo quello che è stato citato succintamente da Átila Sinke Guimarães:

 

*     *     *

 

4 – L’esempio del carciofo metafisico

Chi parla è PCO:

 

Da questo io vado ad una figura la quale si potrebbe chiamare carciofo ipotetico. È una figura destinata a mostrare come, attraverso i vari contingenti e relativi, la persona cerca l’assoluto. Io immagino un carciofo con tutta la struttura che hanno i carciofi che conosciamo, ma con una peculiarità che i carciofi che conosciamo non possiedono. Lasciamo immaginare un carciofo nel quale i petali, quelli più alti, avessero un sapore più delicato di quelli del fondo, e che man mano che approfondissimo, il gusto dei petali diventasse sempre di più intenso”.


“Direi che la persona, mangiando petalo per petalo, mossa dal gusto, mossa dall’appetenza di degustare il fondo del carciofo, mangerebbe petalo per petalo fino il fondo. Allora direi che apparebe i seguenti scalini: l’amore della cosa concreta, l’amore della cosa come riflesso d’una altra, l’amore d’una cosa astratta e la considerazione d’una cosa puramente intellettiva
.

Così successivamente, arriveremmo a Dio”.

 

Precisione del Linguaggio

 

La Commissione è giunta alla seguente conclusione: la parola assoluto può essere utilizzata da noi, ma noi la dobbiamo riservare per il fondo del carciofo. I vari petali successivi del carciofo sarebbero delle partecipazioni successivamente più dense, o maggiori, dell’assoluto”. (Átila Sinke Guimarães, MNF – Il Processo Umano 1972, pp.43 – 44).

 

Se la redazione lascia molto a desiderare in relazione al portoghese, dal punto vista dell’esempio didattico dell’idea gnostica di che, in tutte le cose, c’è un’identifizacione maggiore o minore con qualcosa d’ontologico e sostanziale della Divinità, per la presenza delle particelle divine prese nelle creature, didatticamente l’esempio del carciofo è ben felice per esporre la Gnosi.

Plinio fa delle distinzioni tra il paganesimo e la sua Gnosi. Lui chiamava la sua dottrina “cattolicesimo”, che secondo lui, sarebbe “la maniera più elevata e genuina dello spiritualismo” (Cfr.Plínio Corrêa de Oliveira, Liga Eleitoral Católica — A Postos! Artigo publicado no “O Legionário”, em 15 de Janeiro de 1933, apud Catolicismo, Maio de 1983, Ano XXXIII, N0 389, p.5).

 

I’ antichi pagani facevano dall’ottono, dalla primavera, dall’estate, dalla gloria, dalla fecondità,  dalla agricoltura, delle persone. Loro non erano sbagliati nell’idea di che, nell’ultima analisi, queste cose devono essere personalizzate. Loro erano sbagliati quando ammettevano che quelle c se si personalizzassero in parecchi dei. Noi, i cattolici, sappiamo che tutto ciò si personalizza in soltanto uno Dio. Dentro questa concezione, possiamo dire che l’assoluto è una persona, Dio Signore Nostro, che cerchiamo dentro tutte le cose.” (Parole di PCO nel Manuale riassunto del MNF, p. 43. Grassetti nostri nella citazione).

 

Comunque è chiaramente detto che noi dobbiamo cercare l’Assoluto in tutte le cose.

Quindi, il ”cattolicesimo” di PCO era una versione grossolana della Gnosi per complici ed ingenui. Perciò, la dottrina di PCO è, allora, segreta. Ed oggi continua ad essere discreta. Questa dottrina era esoterica. La TFP e gli Araldi sono delle sette esoteriche di carattere gnostico.

Da un lato, Plinio afferma che l’essere dell’uomo, essendo contingente è niente, e dall’altro lui dichiara è nel fondo dell’essere umano e nel fondo di tutti gli esseri contingenti, perché “Dio è l’essere degli esseri“. (Átila Sinke Guimarães, Apostila O Processo Humano -Resumo do MNF, p. 36).

In un altro punto nel libro sull’ Innoceza Primeva, Plino afferma che “la soluzione per questa nausea — [l’insoddisfazione attuale dell’uomo] — solamente può essere trovata nella ricerca degli veri assoluti”. (PCO, A Inocência.p. 108).

 

*     *     *

 

5 – Il Selettivo Inerrante dell’Uomo

Nella ricerca dell’Assoluto esistente in qualche modo in tutte le cose, l’uomo sarebbe mosso da quello che Plínio chiamava “il senso dell’essere“. Ogni uomo, nella sua contingenza, avrebbe bisogno degli elementi che gli mancano per completarsi nell’Assoluto. Nella ricerca, l’uomo sarebbe guidato da un potere speciale — inerrante —  nato dal senso dell’essere, e che Plínio chiamava “Selettivo“.

Plínio affermava che c’era nell’uomo una facoltà subcosciente superiore ed anteriore alla intelligenza ed alla volontà che darebbe all’intelletto cosciente una comprensione inerrante, ed alla volontà una decisione chiara, innata, e superiore alla razionale per scegliere quello che sicuramente sarebbe più conveniente alla persona, avendo per scopo la sua divinizzazione, attraverso la trasformazione nell’Assoluto. Plínio chiamava tale capacità “Selettivo” e considerava che lei esisteva e attuava, già prima dell’uso della ragione. Con egli stesso, lo afferma Plínio,  è accaduto questo: egli già utilizzava il selettivo quando aveva sei mesi di età, quando evidentemente non aveva l’uso della reagione. Plínio ci racconta che, avendo sei mesi di età, egli già usava il selettivo proprio dell’uomo innocente:

Tanto quanto possa ricordarmi di me stesso, già osservava le cose quando ero piccolo e pensavo su di loro, chiedendome se erano moralmente buone o male, ontologicamente appetibile o no. Per esempio, c’è una fotografia nella quale sono nelle braccia di mamma, avendo alcuni mesi di età, e, perciò, senza l’uso della ragione. Lei era relativamente giovane, molto forte e ben costituita, sorridendo affascinata e soddisfatta. Letteralmente, lei è “sciolta”…

Qalcuno ha avuto l’idea di lasciare ampliare questa fotografia. Osservando la mia micro-fisionomia ho percepito qualcosa nel mio modo d’essere e del mio temperamento che già era lì presente. L’innocenza traspari in modo saliente, insieme alla debolezza. Sono svegliato, guardando qualcosa. A mio agio nella braccia materna –con delle delizie! — sentendo molto il suo affetto e fidandome in lei colla massima tranquillità. Tuttavia, sono stato colto di sorpresa quando avevo visto come un bimbo con quell’età con un’aria e uno sguardo di chi sta ragionando…Si trata di uno sguardo selettivo e dubitativofatto per distinguere le cose, non permettendo che loro si mostrassero complicate, ma coordinate. Con una gran tendenza per l’analisi, disposta dopo a degustare o a rifiutare, approvare o rigettare. C’era lì un capolavoro per un uomo molto analitico. (Plínio Corrêa de Oliveira, Notas Autobiograficas,vol. I, p. 63). Grassetti nostri nella citazione.

Non è necessario commentare l’assurdo di queste affermazioni fantasiose, ripiene d’un immenso orgoglio, e saturate delle contradizioni. Come un bimbo, senza l’uso della ragione, può parlare su problemi morali, su quello che è lecito o illecito? Su quello che è ontologicamrente appetibile?

L’uomo avrebbe il vero conoscimento dell’essere attraverso il selettivo. E
l’essere, in questo caso, sarebbe l’Essere Assoluto stesso. Perché? Perché Plínio ha definito il selettivo dicendo che lui è l’essere stesso.

 

Descriviamo così un innocente concepito senza il peccato originale il cui selettivo l’essere stesso” .(Plínio Corrêa e Oliveira, Seletivo e Harmonia da Alma Inocente, in revista “Dr. Plínio“, Ano VIII, Junho de 2006, N0 87, p. 22. Grassetti nostri nella citazione.).

 

Citiamo nuovamente questa frase, e, si nota, che l’innocente sarebbe esente dal peccato originale. Ma, in altre parti, PCO dirà che tutti gli uomini sono innocente per natura. Comunque, essendo innocenti tutti gli uomini, loro sarebbero esenti dal peccato originale.  Imprecisamente PCO diceva anche che questo “selettivo” è “l’essere stesso“, cioè il senso dell’essere, innato nell’uomo.

Lasciamo PCO spiegarci più chiaramente cosa sarebbe questo “selettivo” — essere, e senso dell’essere — esistente innato nell’anima umana. Questo
selettivo sarebbe, secondo PCO, una “Camera Oscura” che esisterebbe dietro l’intelligenza e la volontà. (Trataremo più tardi su questa “Camera Oscura”).

Il selettivo sarebbe una conoscenza innata, “istintiva ed elementare di sé stessa” (PCO, artigo na revista “Dr Plínio“, N0 85, p. 25).

Per mezzo di questa conoscenza, avremmo il senso del divino in noi attraverso la coscientizzazione di che tendiamo, all’Assoluto, alla Divinità.

a – “Per esempio, abbiamo parecchie percezioni del divino in noi, in molte occasioni della nostra vita. Quando alle volte, comunichiamo alla Messa, abbiamo una certa percezione, dov’è il Santissimo, percepiamo che Lui è là. O quando visitiamo la Sainte Chapelle“. (PCO, artigo na revista Dr.PlínioN0  58, p. 17. Grassetti nostri nella citazione).

Gli esempi dati non ci danno la percezione del divino in noi.

Dall’altro lato, Plínio diceva sapere che al suo essere corrisponderebbe un antico alter ego di lui stesso, che sarebbe il proprio Cristo.

In un altro articolo, Dr. Plínio ha affermato che:

 

L’innocenza è sempre alla ricerca di qualcosa, di qualcosa che sia ripiena di luce, ripiena di pace, ripiena d’ordine, concatenazione e forza, ma piena di tranquilità. Questa cosa ha la capacità di muovere senza muoversi a sé stessaC’è qualcosa d’ineffabile, di divina, d’interiore e di segreto“. (Plínio Corrêa de Oliveira, Inocência Primeva e a Contemplação Sacral do Universo, ed. cit. p. 49.) Grassetti nostri nella citazione.

 

Quello che possiede la capicità di muovere senza muoversi — il motore immobile — è Dio. Perciò assicurare che egli, Plínio, abbia qualcosa di divino.

Abbiamo visto che PCO considerava che l’uomo s’identificherebbe, alla fine del processo umano, colla Divinità.

b – Il senso dell’essere e del selettivo ci darebbero una conoscenza di tutte le cose, attraverso il possedimento innato delle matrici dell’essere in noi.

Dice ancora Plínio:

 

Tutti gli uomini hanno nel fondo dello spirito, lo standard, i modelli ideali di tutte le cose. E — se non abbiano commesso delle infedeltà rivoluzionarie, contro l’ordine stabilito da Dio nella Creazione — sono capaci di trovare in sé questi modeli ideali. Quando questo será stato fatto,  non è molto difficile raggiungere l’armonia interna dell’anima che carattaterizza l’innocenza“. (PCO, A Inocência Primeva, p. 45).

 

L’uomo, avendo qualcosa dell’Essere Assoluto in sé, avrebbe attraverso questo, anche le matrici di tutti gli esseri contingenti, gli universali, come se l’anima umana fosse il Verbo di Dio, nel quale tutte le cose sono state fatte.

In questo modo, per l’uso dell’immaginazione, rimettendo l’impressione che le cose ci causino l’Assoluto puramente ideale, che contenerebbe tutti i valori assoluti incarcerati nel monde materiale, saremmo capaci d’unificare tutto nell’Assoluto divino.

Quindi, il selettivo, il senso dell’essere, il senso dell’Assoluto, permetterebbe che conoscessimo il divino in noi ed in tutte le cose. Così come si dovrebbe cercare il nostro alter ego assoluto, così anche si dovrebbe cercare il super “essere” assoluto (il super verde della gelatina, la super birra, la super limonata) incarcerato ed occulto in ogni essere contingente, in ogni cosa concreta. Fino il giorno nel quale riuniremmo tutto questo in un mondo ideale che PCO chiamava il Mondo della Trans-sfera, e che sarebbe il pleroma ideale dell’Assoluto.

 

*     *     *

 

6 – La Camara Oscura

Cos’è la Camara Oscura?

C’è una certa regione misteriosa dentro l’uomo che potrebbe essere
comparata con una camara oscura 
nella quale accade il più profondo elaboraredegli atti d’intelligenza e di volizione dell’uomo, e quelli che normalmente si chiama intelligenza e volontà sono soltanto dei prolungamenti”.

“Allora, questa camara oscura è chiamata “oscura” perché lei immerge nell’oscurità del subcosciente, delle operazoini che l’uomo produce senza che egli stesso percepisca che egli le sta producendo” (Apostila da TFP, MNF- O Processo Humano (Resumo), mimeografada pela Editora Vera Cruz Ltda., São Paulo, Dezembro de 1972, II Parte, Capítulo III, O que é a Câmara Obscura, Nº 2 p. 71).

 

Orbene, questa strana dottrina sembra quella del cabalista Freud con il suo “id”. E la Cabala è la Gnosi del giudaismo.

Da questa zona più profonda e superiore dell’anima è che proverrebbe l’intelletto e la volontà. È nella che le operazioni dell’uomo si facerebbero senza che lui le percepisse bene cosa là si stava producendo. Questo annulerebbe il libero arbitrio umano e la responsabilità degli attinostri.

Un altro gnostico che ha esposto una dottrina molto simile a questa è stato Maestro Eckhart:

 

“…c’è nell’anima una cosa che non si conosce, ma che è misteriosa e profonda, ben più elevata, luogo dal quale si diffondono le potenze che sono l’intelletto e la volontà. Sant’Agostino si esprime così: siccome è impossibile dire da dove il Figlio è uscito dal Padre nella prima diffusione, c’è nell’anima umana qualcosa di tutto — fatto segreto sopra la prima diffusione da dove sono usciti l’intelletto e la volontà”. (Mestre Eckhart, Sermons, ed. cit. Sermão nº 7 “Populi eius in te est, misere Deus“, pág. 91).

 

E Plínio chiama appunto questa camera oscura “il tabernacolo dell’anima“!

 

Comunque, la camera oscura non può essere considerata come un deposito d’immondizia nel quale necessariamente entra del polvere, non importa quanto si pulisca. Ma c’è un tipo d’oscurità sacra, come quella del tabernacolo, e non più di tutto ciò. A proposito, lei è così elevata e così nobile che pottrebe essere chiamata “il tabernacolo dell’anima”. (Apostila da TFP, MNF- O Processo Humano (Resumo), mimeografada pela Editora Vera Cruz Ltda., São Paulo, Dezembro de 1972, II Parte, Capítulo III, O que é a Câmara Obscura, Nº 7- Poderia ser conscientizado o que há na câmara obscura?, (idem,p. 72).

 

Ma, chi è nel tabernacolo è Dio…

 

La camera oscura è la detentrice delle più grandi risorse e dei tesori della intelligenza e della conoscenza. Ed è, allo stesso tempo, la grande muta. Allora, la intelligenza prende queste cose, le formula, le fa coscienti, ecc. E questo è un fatto che i sostenitori della filosofia tradizionale non hanno messo in evidenza e gli esoterichi cercano de lavorare con questo in un modo malevolo”. (Apostila da TFP, MNF– O Processo Humano (Resumo), mimeografada pela Editora Vera Cruz Ltda São Paulo, Dezembro de 1972, II Parte, Capítulo III, O que é a Câmara Obscura, Nº 3 —- Pode ser conscientizado o que há na câmara obscura? p. 75).

 

E la Camera Oscura sarebbe il tabernacolo del “senso dell’essere”, del selettivo, il deposito del sapere innato dell’uomo, da dove l’uomo ritirerebbe le sue conoscenze depositate là.

 

Questo selettivo possiede alcuni criteri di scelta persino prima che l’intelligenza abbia elaborato dei ragionamenti. Questa facoltà lavora anche in um modo incompleto, mentre il selettivo già comincia il suo operare. Tale tabella di valori, di preferenze, di rifiuti, d’indifferenze, è sviluppata dal bambino durante la sua vita, soffrendo delle modificazioni, alle volte perdendo qualche attributo, acquistando degli altri, ecc. ma, nelle sue linee generali, lei lo conserva fino la fine della sua esistenza”. (PCO, artigo “Inocência e as Noções Primárias do Ser“, in revista Dr. Plínio, Ano VIII, Abril de 2.005, N0 85, p. 24. Grassetti nostri nella citazione).

 

Plínio afferma rotondamente, là, in quello testo, che esistono dei criteri di giudizi nell’uomo, anteriori all’uso della ragione. Nell’uomo, ci sarebbero dei criteri di giudizi innati. Ci sarebbe appunto una tabella di valori innata e che, in linee generali, si manterrebbe nell’uomo fino alla fine della vita. Questo va contro la dottrina cattolica e rende Plínio o un platonico, o un romantico kantiano.

Ad ogni modo, come dicevano i membri della TFP e gli Araldi, “un filosofo non astratto”.

Parlando del selettivo, Plínio esprime, alle volte, delle idee molto strane:

 

“Si verifica qui il processo mentale umano di staccarsi della notte del non-creato al creato, del non-essere all’essere”. (PCO, artigo “Inocência e as Noções Primárias do Ser”, in revista Dr. Plínio, Ano VIII, Abril de 2.005, N0 85, p. 24).

 

Dio è il non-creato. Dio non è la tenebra. Non esiste il non-essere. Ed il processo mentale umano non parte dal non-essere all’essere. Parte
dalla constatazione che gli esseri esistono. Il bambino non parte di una nozione del non-essere.

E descrevendo il selettivo in un ipotetico innocente Abele, Plínio mostra come lui raggiungerebbe l’apoteosi, cioè, la divinizzazione.

 

Soprattutto, [Abele] capirebbe che, per il funzionamento di questo selettivo, quando avrebbe raggiunto la pienezza di sé stesso, avrebbe la magna ricompensa: l’apoteosi, il cielo si aprirebbe, gli Angeli scenderebbero per portarlo, senza affrontare la morte, alla gloria eterna“. (Plínio Corrêa de Oliveira, “Inocência Paradisíaca,artigo in Revista Dr.Plínio, AnoVIII, Maio de 2005, N0 86 , p. 18).

 

Dal fondo incosciente della nostra anima, in uma zona oscura, che PCO chiama Camera Oscura [quasi come l’id di Freud travestito in tomista], il selettivo darebbe allora all’intelligenza cosciente le matrici di tutti gli esseri, gli universali, e, alla volontà, il selettivo presenterebbe le decisioni più profonde e migliori per l’individuo, ma che il libero arbitrio potrebbe rifiutare. Dunque, Plínio parla su una “cattiveria del libero arbitrio“, perché lui potrebbe resistere alle proposte inerranti del selettivo.

Plínio dirà che, nell’anima umana, ci sarebbe allora una misteriosa Camera Oscura, nella quale sarebbero tutte le conoscenza innate che l’uomo sempre permetterebbe comparare con quello che la realtà esteriore gli presentasse. Quello che sarebbe conveniente all’uomo gli causerebbe un’impressione favorevole, la quale l’uomo,  attraverso la sua immaginazione, potrebbe collegare alla matrice dell’essere innata in lui, ed in seguito, e sempre usando l’immaginazione, collegare questa prima impressione agli altri esseri analoghi superiori fino ad arrivare ad un analogo assolutamente trascendente alla realtà concreta, in un mondo irreale ed immateriale, dove ci sarebbe la fonte Assoluta dell’impressione sentita inizialmente. Questo esercizio immaginativo ci farebbe passara, lo diceva PCO, dal concreto esteriore alla vera realtà dell’Assoluto ideale, in una sfera superiore che PCO chiamava Trans-Sfera.

E si fa notare che, in questo processo, non entrerebbe l’astrazione intellettiva. Quello che importerebbe sarebbe il selettivo, l’impressione
sensibile, e la immaginazione, come mezzi per raggiungere ed si identificare all’Assoluto ideale.

Plínio, una volta, ha scritto sulla “cattiveria del libero arbitrio” (Plínio Corrêa de Oliveira, artigo “Vítima Expiatória,in revista Dr. Plínio, Ano II, Outubro de 1999, N0 19, p. 26).

Perché cattiveria del libero arbitrio? Perché il libero arbitrio, attraverso la sua cattiveria, potrebbe rifiutare questo assoluto, preso negli esseri contingenti concreti, e suggerito dal selettivo come un invito affinché l’uomo alzi in volo fino all’Assoluto ideale nella Trans-Sfera. Esistendo questo rifiuto per la preferenza dell’essere concreto e disprezzo del Assoluto, nell’anima accadrebbe un volgersi verso il concreto e verso il relativo, respingendo l’Assoluto ideale. Allora accadrebbe una disarmonia delle sue potenze e l’uomo perderebbe il fulgore dell’innocenza primeva. Questo sarebbe il peccato di Rivoluzione che farebbe del‘uomo uno rivoluzionario.

Se l’uomo fosse fedele a quello che il suo selettivo gli presentasse in modo innato ed inerrante, lui vincerebbe, come diceva Plínio, la cattiveria del libero arbitrio, mantenendo l’innocenza primeva e l’armonia delle potenze coscienti della sua anima, diventando l’uomo un contro-rivoluzionario. Non esistendo il peccato della rivoluzione — il rifiuto di cercare l’Assoluto per mezzo dell’immaginazione e del sogno — l’innocenza permarrebbe nell’anima anche sotto un mare di peccati contro la legge di Dio. L’unico male sarebbe il peccato della rivoluzione, il rifiuto della ricerca dell’Assoluto.

L’intelligenza e la volontà coscienti sarebbero semplici ramificazioni del selettivo nella Camera Oscura. Esse avrebbero le sue radici nel selettivo residente nella Camera Oscura.

Plínio considerava che, l’intelligenza e la volontà, nella sua dipendenza radicale del selettivo, sarebbero state poste come inerranti nell’uomo.
Dice ancora Plínio: si dice che “l’intelligenza è inerrante nel luogo della sua nacita, cioè, nel selettivo giacente nella Camera Oscura”. E che, se una persona fosse fedele a questo stato originale, che il Battesimo rinforzerebbe, lei si manterrebbe innocente, nonostante commettesse un mare di peccati, perché questo stato sarebbe ontologico, sarebbe immanente all’essere dell’uomo, e perciò anche lui diventerebbe inerrante. Se una persona attuasse sempre in accordo colla sua coscienza, lei sarebbe dunque inerrante.

Tutto ciò è stato raccontato da João Scognamiglio nel 1992, quando Dr.

Plínio era ancora vivo (Cfr. João Scognamiglio Clá Dias, Jour-Le-Jour, 19 de Abril de 1992).

Plínio afferma che è possibile mantenere in noi l’armonia distrutta dal peccato originale, estirpando la contraddizione che ha lasciato nella nostra natura,  attraverso il buon uso del nostro selettivo:

 

Ma si trata di una contraddizione che abbiamo bisogno d’estirpare dal nostro interiore, affinché in noi tutto sia logica, coerenza, armonia.” “Tale cosa è possibile a noi, facendo che il nostro selettivo funzioni correttamente, non cercando delle cose che non ci convengono, ed avendo l’idea esatta di come dovremmo essere, cioè, innocenti. E desiderare raggiungere questo scopo, perché l’uomo, quando fedele alla sua innocenza battesimale, conosce, quasi per istinto quello che gli sarà o non benefico“. (PCO, artigo, “Seletivo e Harmonia na Alma Inocente”, in revista Dr. PlínioAno VIII, Junho de 2.005, N0 87, p.25).Grassetti nostri nella citazione.

 

Questa volta, si ha sostituito tatticamente, nel testo, innocenza primeva per innocenza battesimale…

Ecco delle citazioni originali di questa dottrina di PCO, comprovando quello che abbiamo appena esposto:

“La prima visione corrisponde alla mia vecchia idea – [di Plínio Corrêa de Oliveira] – di che la conoscenza è qualcosa che spunta dal fondo della testa dell’uomo alla maniera di qualcosa imprecisa, che dopo diventa disegno, dopo rilievo, dopo statua ed finalmente parla“. (Apostila da TFP atribuída a Átila Sinke Guimarães, MNF- O Processo Humano (Resumo), Editora Vera Cruz Ltda São Paulo, Dezembro de 1972, II Parte, Capítulo I Teoria da Visão Primeira, Nº 5 – O Verdadeiro Conhecimento e a Verdadeira Inteligência, p. 64.)

 

Comunque, la conoscenza verrebbe dall’interiore del uomo, e sarebbe innata in lui.

Si legge in un atro punto:

 

Necessariamente deve avere una conoscenza anteriore e subcosciente in lui – [nell’uomo] – che è la conoscenza di qualcosa per dove tutte queste cose sono une” (Apostila da TFP, MNF – O Processo Humano (Resumo), Editora Vera Cruz Ltda São Paulo, Dezembro de 1972, II Parte, Capítulo I Teoria da Visão Primeira, N 0 1 –  Visão primeira a Alma Enxerga o Ser na sua Totalidade, p. 61. O destaque é nosso).

 

Tutte queste cose, nel fondo, sarebbero une nell’Assoluto, in una concezione monista e spirituale dell’essere.

 

*     *     *

 

7 – L’innocenza primeva

Plínio dice che lo stato dell’innocenza primeva sarebbe quello con il quale l’uomo “è uscito dalle mani de Dio“. L’innocenza primeva, stato d’armonia con il quale l’anima è uscita dalle mani di Dio” (PCO, A Inocência Primeva, p. 35).

Già in questa concettualizzazione d’innocenza primeva sembra affermarsi che gli uomoni hanno mantenuto l’innocenza originale d’Adamo. Dunque, il peccato originale non ha fatto l’uomo perdere l’innocenza originale.

L’eresia che questa concettualizzazione insinua sarà confermata dagli altri testi, come questo che repetiamo in favore d’una comprensione più facile:

[innocenza primeva è lo stato] “per cui una persona, fin dai primi movimenti della sua esistenza, possiede la nozione di chi lei stessa è. E, in modo eccellente, sceglie le cose che, per affinità o contrasto armonico in relazione a lei, le conviene per realizzare la sua unicità. Nella sua paseggiata per la vita, non ha mai sbagliato e sempre ha lo scopo de raggiungere la unicità di sé stessa. L’innocenza così concettuata si rifere alla persona senza il peccato originale” (Plínio Corrêa de Oliveira, Seletivo e Harmonia na Alma Inocente”, artigo in “Revista Dr. Plínio”, Ano VIII, Junho de 2006, N0 87, p. 23. Grassetti nostri nella citazione).

 

Lì sta detto espressamento che il concetto d’innocenza primeva, ammesso da PCO, include l’esenzione dal peccato originale. Questo va contro il dogma.
Non è strano allora che lui dica…:

 

Tutti gli uomini hanno nel fondo dello spirito, lo standard, i modelli ideali di tutte le cose. E — se non commetono delle infedeltà rivoluzionarie, contro l’ordine stabilito da Dio nella creazione — sono capaci di trovare in sé questi modelli ideali. Una volta questo sia stato fatto, non è così difficile raggiungere l’armonia interna dell’anima che caratterizza l’innocenza” (PCO, A Inocência Primeva, p. 45).

 

Ed ancora:

 

Innocente è l’uomo di tutte le età che aderisce a quello stato di spirito primevo d’equilibrio e di temperanza con il quale l’uomo è stato creato, e perciò si conserva aperto alle forme d’aderenza a principi morali e di meraviglioso”. (Plínio Correa de Oliveira, A Inocência Primeva e a Contemplação Sacral do Universo, p. 35).

 

Ci sembra che non rimangano dubbi, attraverso queste poche citazioni, l’eresia della TFP e degli Araldi del Vangelo. E PCO si diceva “L’innocente” per antonomasia. Da questo si capisce l’idea di che lui era inerrante ed immortale, il Profeta del futuro Regno di Maria.

 

*     *     *

 

8 – L’Archi Alter Ego

Plínio racconta come, nel fondo dell’essere umano ci sarebbe,  coll’idea innata dell’essere Assoluto, un Archi Alter Ego della persona. E per lui, nel suo pensiero idealista, ripetiamo, l’idea d’essere era identica e la stessa cosa che il proprio essere.

Era come se esistisse un mio “archi alter ego” [archi altr’io] attraentissimo perché immensa ed infinitamente lontano, ma “inviscerato” dentro me e giocando colla mia anima come un uomo gioca con una pietra preziosa”.

Io avevo l’impressione che quest‘alter ego si compiaceva in intensificare nella mia anima in un momento tale atteggiamento, in un altro momento un’altro. Allo stesso tempo, lui mi lasciava contemplare quest’atteggiamento e sembrava dirmi: “Vedi com’è bella questa cosa! E tu, figlio mio, come sei carino, profumato, brillante e magnifico, come la tua anima! Che splendore c’è in te! Ed ancora, che allegrie ineffabili tu ne senti! Che benessere superiore a qualsiasi soddisfazione della terra, senza nessun paragone!”


“Essendo fedele a “questo”, avrai un grande ruolo. E quando l’avrai realizzato, allora vedrai come sarà la mia unione con te! Che grandezza senza nome! Vai, dunque, perché alla fine mi troverai. Ed adesso cerca di trovare l’allegria in te stesso, perché io pongo in te il fascino e “la leggerezza dell’anima” che sono il tuo Cielo da adesso”.


“Tutto ciò m’invitava a sacrali “sogni a occhi aperti” e pensavo: “Come sarà quest’unione?”. Ed immaginavo dei episodi…Io sognavo di quest’unione, promessa per l’ora del compito compiuto, ma senza mai pensare così: “Io sto camminando, ma gli altri non…”

“Dunque, il vero trionfo non consisterebbe negli applausi degli altri, ma nell’unione consumata. Questo sarebbe come un generale dell’anima nobile, il quale desidera vincere una guerra. Nell’ora della parata della vittoria, lui ha la sensazione metafisica [sic] d’incarnare la patria e l’eroismo ed incontra la pienezza e la realizzazione della sua anima in quest’identificazione coi valori superiori, molto maggiori dell’allegria d’essere applaudito”. 

“Così erano i miei “sogni”, ma in un modo incomparabilmente più elevato: io desideravo quest’unione per sentirmi interamente penetrato da “questo”, quando arrivase la fine della mia missione Io non sapevo che questo si chamava Dio, come vedo oggi. Io avevo, comunque, un desiderio d’unione con Dio. E questo si esprimeva in vari modi. Io non ascoltavo nessun suono o melodia suonata dagli angeli, ma alle volte, sentivo “un’armonia” interna della mia anima, sulla quale avevo la volontà di comporre una musica… E, alle volte, in un o in altro brano musicale che ascoltavo — suonato dalle molte orchestrine esistenti dappertutto — certi trilli  me ne ricordavano, en passant.”

“Ma io percepivo che questo paradiso interiore portava come prerequisito una coerenza molto grande; esigeva che io me dessi a lui interamente! Quello dovrebbe essere la casa della mia anima per tutta mia vita, e, nella, io avrei tutto il tipo di felicità e benessere. Nonostante io ignorassi ancora gli argomenti relativi al Sesto Comandamento — il quale ho conosciuto quando avevo nove o dieci anni — sentivo in me una purezza esimia, che sembrava suonare una musica nel mio interiore. La castità era come una conchiglia nella quale tutto questo era contenuto, e se io la perdessi, romperebbe con questo mondo meraviglioso“. (Plínio Corrêa de Oliveira, Notas Autobiográficas, Edit. Retornarei, São Paulo, 2008, I vol., pp. 220- 221. I grasseti sono del originale).

Ci dispensiamo di commentare tali assurdi, perché farlo sarebbe offensivo ad un Cardinale.

Mancherebbe alla fine domandare chi è qust’alter ego d’ognuno. E si vedrà, dopo, che, nel giudizio davanti a Dio, l’uomo troverebbe il suo archi alter ego. E che quest’Archi Alter Ego sarebbe Cristo stesso, Uomo – Dio come soleva dire Plínio quasi che ossessivamente.

 

*     *     *

 

9 – L’innocenza non può essere perduta a causa del peccato, né recuperata dai sacramenti 

Conviene allora notare, ancora, che, secondo PCO, l’Innocenza primeva non potrebbe mai essere totalmente perduta. PCO immaginava che l’innocenza primeva non si perderebbe col peccato mortale personale. Se nemmeno il peccato originale d’Adamo avrebbe impedito che tutti gli uomini nascessero coll’Innocenza primeva, tanto meno lei potrebbe essere perduta dal peccato personale. Paradossalmente, si conserverebbe l’innocenza primeva anche se ci avesse un “mare di peccati“.

Plínio preveniva che: “L’innocenza primeva non è qualcosa che il diavolo possa strappare dalla parte interiore della nostra anima, ma rimane come una cattedrale engloutie, una cattedrale immersa nelle aque del peccato, il quale ancora esiste in noi” (Plínio Corrêa de Oliveira, A Inocência…, p. 53).

Sparita l’innocenza, sarebbe tutto perduto? Lei è qualcosa d’irrecuperabile o può essere restaurata?


“Senza dubbio, può avere una rstaurazione. Non si trata semplicemente di conversione d’un peccatore pentito — nonostante la conversione faccia parte del tema — ma del ritorno allo stato primevo dell’armonia interna che costituisce l’innocenza”
 (Plínio Corrêa de Oliveira, A Inocência., p. 53).

Il mezzo per recuperare l’Innocenza sarebbe semplicemente mancarsela; “Sono le mancanze che salvanoNon bisogna fare delle considerazioni flagellanti e laceranti rispetto al paradiso perduto col quale si è rotto e che avrebbe anche rotto con noi. Invece, se ne deve pensare il contrario: questo paradiso non ha rotto con noi ed in ogni momento bussa alla nostra porta”  (Plínio Corrêa de Oliveira, A Inocência., p. 54).

Sicuramente, tali concezioni conducono all’anomismo.

Perciò, Plínio ha immaginato un nuovo criterio di salvezza, molto simile ad alcuni sistemi gnostici, come quello dei mandeani.

 

*     *     *

 

10 – Il Giudizio Finale e la Salvezza secundo PCO. L’identificazione coll’Io divino.

Plínio dice che la sua concezione sul giuidizio dell’anima da Dio differisce molta dalla concezione comune su quello che sono l’esistire d’un uomo, il Giudizio Final ed il giudizio di Dio” (Plínio C. de Oliveira, A Inocência., p. 61).

Alle volte ci viene alla mente che l’entrata nel Cielo sarà come l’entrata in un paese completamente strano, dove non conosciamo nessuno. Rimaniamo, nel fondo, molto terrificati. E si può avere l’impressione che il giudizio non possiede una relazione con la nostra biografia, ma con una tabella di Dieci Comandamenti che dovrebbe essere stata rispettata. Non ci sembra che rivedremo una persona molto conosciuta, ma saremo in contatto con uno sconosciuto che non è mai stato davanti noi”  (Plínio Corrêa de Oliveira, A Inocência., p. 61. Grasseti nostri nella citazione).

L’esilio finisce all’ora della morte, perché finisce il lusco-fusco ed accadrà il grande incontro: il grande incontro con Quello, che possiede il
“Q” maiuscolo, nella casa paternale dell’anima. Con Quello ch’è più ch’io stesso, nella cui convivenza vivrò ed esistirò per tutta l’eternità. È la sensazione di ritorno alla casa paterna dopo un lungo pellegrinaggio. “È la ricerca del similissimo a me, più di me stesso”.
 (Plínio Corrêa de Oliveira, 
A Inocência Primeva e a Contemplação Sacral do Universo, ed.Cit., p. 62).

Il sottolineato appartiene al testo originale.

 

Anche in questo punto, basta ricordare i diversi sistemi gnostici (per esempio, nei testi mandeani) in cui la salvezza accade attraverso l’identificazione in un’unione ipostatica dell’io personale coll’io divino. Tutta la Gnosi romantica è ripiena di questa idea, che secondo Hans Jonas è il cuore della Gnosi (Cfr. Hans Jonas, La Religion Gnostique, Flammarion, Paris 1978, p.168).

E quest’idea sull’identificazione degli Ii è difesa da Novalis (Discepoli di Saïs), da Wagner (Tristano e Isotta) e dal cabalista Martin Huber, ed anche dal Rituale del Terzo Grado dell’Ordine Templaria di Portogallo.

 

*     *     *

 

11 – La Contemplazione Sacrale Dell’universo Dall’uomo Innocente

Secondo il Dr. Plínio, immaginando, fantasticando, è che si raggiungerebbe ad un mondo ideale, il mondo “sacrale” per eccellenza.

Questo processo immaginativo ed idealizzatore si inizierebbe nell’infanzia, quando l’innocenza primeva regnerebbe nell’anima di tutti gli animi. Dunque, nell’anima di tutti gli uomini, anche senza il Battesimo. Tutti, attraverso il “senso dell’essere“,  potrebbero raggiungere la “conoscenza” di un mondo ideale, questa sarebbe una conoscenza salvatrice.

Allora tutti gli uomoni, attraverso il “senso dell’essere” cercherebbero di raggiungere un “ordine ideale“, che loro conoscerebbero per mezzo delle matrici universali innate in loro.

Quest’universo ideale era immaginato come realizzato, in un oltremondo, dagli essere analoghi a quelli del nostro mondo concreto, ma molto più perfetti, perché non avrebbero materia. Quello di meglio che ci sarebbe nel nostro mondo, esisterebbe in un modo perfettissimo, senza alcuna limitazione e difetto, e senza materia, in questo mondo ideale. Questo sarebbe un universo dei puri esseri ideali, molto simile al mondo delle idee di Platone, ma anche superiore a tale mondo.

Tra il mondo reale ed imperfetto in cui abitiamo ed il mondo ideale dell’Assoluto, ci sarebbero parecchi paradisi immaginari, analoghi uni agli altri, fino il mondo supremo dell’Assoluto Assolutissimo. Di grado in grado, ognuno di questi “paradisi” immaginari, in una successione indefinita di analogati, condurrebbe ad un mondo totalmente ideale, il quale PCO chamava il mondo della Trans-Sfera.

Plínio chiama di contemplazione sacrale delle’universo non la comprensione delle qualità invisibili di Dio che diventano visibili nelle creature, come ci ha insegnato San Paolo (Rom. I, 20), ma invece la contemplazione di un mondo immaginario. Si andrebbe a questo mondo attraverso un gioco dell’immaginazione, sognando delle creature che avessero qualità ogni volta più elevata, fino il livello dell’Assoluto, che PCO mette nel mondo dei possibili di Dio.

Esempi:
1° La Limonatissima ed il Dottore Plínio:


Agli trè anni d’età, andando in Europa in barca, PCO ha bevuto una limonata

che gli ha causato — per usare un termine caro al Dr. Plínio — una forte
impressione.

 

Vedo in questa barca un “pezzo” dell’Europa nella quale entrerò. E già sto percependo da qui che esiste nell’Europa qualcosa attraverso la quale tutte le cose sono della migliore qualità delle quelle che conosco. Dunque, questa bevanda obbedisce ad un tipo e ad una scuola di categoria superiore. Questo è proprio una limonata! O Limonata. Nonostante, dietro questa riflessione c’era l’idea della limonatissima, alla quale quella limonata della barca non aveva raggiunto… E, senza sapere ancora dire quello che sto spiegando adesso, l’idea mia era la seguente: “C´è, nell’ordine dello spirito, un
piacere della limonata, e c’è, nelle altre sfere superiori, una limonatissima che non è più una limonata, e non ha nemmno limone. Ma se io affermo questo alle persone adulte che me circondano, diranno che sono pazzo. Percepisco che non so come esprimere bene quello che sto pensando, ma quando sarò diventato più vecchio saprò farlo” 
(Plínio Corrêa de Oliveira, Notas Autobiográficas, ed. cit, p. 96).

 


 un secondo esempio della “contemplazione sacrale” pliniana è su un bicchiere di birra:


“Non capirò la birra se non sarò riuscito ad immaginare la birra perfetta. Dopo averla immaginata, questa birra imperfetta mi fa comprendere un essere possibile che è la allegria della vita mia.

(…) Nella birra, io vedevo la possibilità d’essere molto più di quello ch’ero, e questa possibilità mi parlava su Dio” (PCO, A Inocência., p. 302).

 

Secondo Plínio, il passo iniziale della contemplazione, come egli la concepisce, è nel sentimento.


“Non si trata soltanto, o sempre, di fare l’esplicitazione delle cose percepite dai sensi. Il passo indispensabile è un tipo di sentire dal quale nascerà più tardi l’esplicitazione. Questa sarebbe la seconda tappa, meno imprescindibile, mentre la prima è la più preziosa, perchè da questa dipende il resto del processo” (
Plínio Corrêa de Oliveira, “O Senso Comum e a Procura do Absoluto”, in revista Dr. Plínio, ano VII, N0 71, Fevereiro de 
2.004, p. 27).I grasseti sono nostri.

“Se la persona è feconda nel formulare nozioni ideali, molto subcoscienti, ma effettive, rispetto a quello che è dintorno, ela cercherà un universo ideale. Lei sa che questo universo ideale non esiste, ma ha la nozione di che, in alcun modo, deve esistere” (O universo é uma Catedral, excertos do pensamento de Plínio Corrêa de Oliveira por Leo Daniele, Edições Brasil de Amanhã, São Paulo, 1997, p. 23).

 

Comunque, l’universo che Plínio immagina è:

1) Puramente immaginario;

2) Ma, “l’immaginando realizzato“, in un universo fantastico che lui chiama ideale;

3) Universo che egli qualificarà col termine “sacrale”;

4) Che formerebbe quello che egli chiamarà Trans-Sfera;

5) Universo assolutamente contradditorio, perché non esiste, ma dovrebbe esistere, al meno in alcun modo;

6) Che, secondo quello che egli dice nei testi che abbiamo citato nel nostro libro, le fiabe raccontano delle cose irreali qui, ma che sono “verità nell’oltreregno“;

7) Le fiabe racconterebbero delle verità occulte;

8) Finalmente, le cose esistenti nel mondo attuale sarebbero analoghe a questo mondo della Trans-Sfera, e non a Dio. Quello fa sostituire Dio per la Trans-Sfera.

E Plínio collega il mondo ideale immaginato da lui ai possibili di Dio, dicendo che quello che c’è di più splendido nel mondo in cui viviamo ha il suo auge nel mondo dei possibili di Dio, che non esistono, ma che in alcun modo esisterebbero.

Esseri possibili potrebbero esistere ma non esistono. La contemplazione sacrale può anche avere come oggetto il campo dei possibili, ossia, degli esseri che potrebbero esistere, ma non esistono.

Dunque, chi dedicarsi a lei vedrà rivelare davanti a sé un vero universo, perché tutti gli esseri esistenti hanno un’analogia con gli innumerevoli esseri che non esistono e non esistiranno mai”(PCO, A Inocência Primeva e a Contemplação Sacral do Universo,edição do Instituto Plínio Corrêa de Oliveira, Artpress, São Paulo, 2008, p. 153. I grasseti sono nostri).

Allora, PCO fa un parallelo tra il mondo dei possibili e lo stemma immaginario di un Re inesistente in una Repubblica aristocratica, stemma al quale si riferirebbero araldicamente gli stemmi degli aristicratici di questa Repubblica. E dice che, allo stesso modo che gli stemmi di questi nobili partecipavano di uno stemma monarchico di un Re inesistente, così anche, tutto ciò che esiste di buono nel nostro mondo parteciperebbe analogamente al mondo ideale perfettissimo — ma inesistente— dei possibili in Dio. E da questo egli trae un principio:

 

Tutto ciò che esiste è un partecipazione in questo che non esiste” (PCO, A Inocência Primeva e a Contemplação Sacral do Universo, Instituto Plínio Corrêa de Oliveira,  ed. Artpress, São Paulo, 2008, p. 230. . I grasseti sono nostri).

 

E così, PCO contraria diametralmente quello che afferma San Paolo nell’Espistola ai Romani ( I, 20).

E egli affermerà che non importa se questo mondo esiste o no:

 

Si trattava della ricerca di un meraviglioso superiore alla realtà quotidiana e mettendo in una linea archetipica di bellezze ideali. Per me, non aveva bisogno che loro esistessero, ma mi bastava capire che loro erano concepibili”  (Plínio Corrêa de Oliveira, Notas Autobiográficas, vol. I, p. 301. I grasseti sono nostri).

 

Secondo PCO, non importava se i possibili esistessero o no. Quello che insegnavano la Religione, la Metafisica ed il buono senso non interessava. Importava veramente quello che egli immaginava, esistesse, o non, la cosa immaginata.

Non importava essere o non essere, esistere o non esistere, perché, come Bergson, lui considerava che l’esistenza era un mero flusso. Ecco il suo commento mentre vedeva uno zampillo d’aqua cadendo nel mare:

Così è la vita! I fatti escono dal possibile per diventare reali e dopo si perdono in quello che già è passato, come quest’aqua che sparisce nel mare. È bello vedere come questo accade. Ed il rumore che quest’aqua fa cadendo nel mare, è come il rumore dei fatti della vita, quando finiscono d’accadere e si perdono nel passato. Ed il rumore che va, va, ed improvvisamente finisce.

Così è la vita…Che bello questo zampillo! Com’è buono che cominci, com’è buono che duri, com’è buono che finisca!“( Plínio Corrêa de Oliveira, Notas Autobiográficas, vol. I, p. 212).

 

E Plinio dice che ne ha pensato ai quattro anni. Senza aver letto Bergson, di chi egli ripete appunto il termine “zampillo” per indicare il flusso
dell’esistente.

E PCO estendeva quest’idea di flusso fino agli esseri umani, i quali, morendo, diventerebbero soltanto degli esseri “possibili”.

 

Le mancanze sono un ricordo d’un piccolo possibile che non esiste più. Così, quando qualcuno non esiste più, ci rimane come un possibile” (PCO, A Inocência Primeva e a Contemplação Sacral do Universo, Instituto Plínio Corrêa de Oliveira,  ed. Artpress, São Paulo, 2008, p. 159)

 

Da questo si capisce il perché, secondo PCO, valeva più della realtà, la leggenda varrebe più dei fatti accaduti.

 

*     *     *

 

12 – La Trans-Sfera pliniana

Plínio ha chiamato questo mondo ideale “Trans-Sfera. Ecco il concetto di Trans-Sfera del Dr. Plínio:

 

Trans-Sfera è una visione trascendente della realtà che risulta dalla contemplazione dei possibili di Dio, a partire dall’universo creato o dalle opere degli uomini, e che produce nell’anima che se le consacra un impeto d’unione coll’Assoluto di Dio  (PCO, A Inocência., p. 175). I grasseti sono dell’originale.

 

La Trans-Sfera sarebbe una “visione trascendente della realtà” esistente, ottenuta attraverso la contemplazione dei possibili di Dio, i quali non esistono, ed i quali non possiamo contemplare.

E la contemplazione della inesistente Trans-Sfera causerebbe “un impeto d’unione coll’Assoluto di Dio”.  Ed abbiamo visto anteriormente, in questo riassunto, che, secondo PCO, quest’unione coll’Assoluto sarebbe la divinizzatrice dell’uomo.

Secondo Plínio, la TFP e gli Araldi, avendo una visione sublimata e trascendente della realtà, cioè, sognando, si raggiungerebbe la Trans-Sfera Pliniana, mondo questo che sarebbe analogo ai possibili di Dio. E questi possibili potrebbero attuare su noi, e noi su loro in una mutua
intervenzione sognatrice.

I possibili in Dio, non avendo l’atto d’esistere fuori la mente divina, non essendo stati veramente creati — perché se fossero stati creati già non sarebbero possibili, ma esseri realizzati — non hanno il potere d’attuare.
Loro non hanno potenza attiva. E perciò, loro non posso essere delle cause agenti. Loro non possono nemmeno causare l’impeto del quale ci parla Bergson nelle sue fantasticherie filosofico-gnostiche, che sembrano aver influito nell’immaginazione di Dr. Plínio, per costruire la sua Gnosi burlesca e filosoficamente male organizzata. Male organizzata, perché per radunarla, egli non usava bene i termini filosoficamente alla moda, nella Belle Époque.
Abbiamo detto che la Gnosi pliniana è burlesca. Ma è anche raffinata, perché egli l’ha fatta con delle pretensioni metafisiche male digerite, e con dei sogni borghesi tupinikin di raggiungere un livello aristocratico alla francese. Ma la sua dottrina, anche se grossolana e burlesca —- paranoica — non lasciava di essere una Gnosi. Comunque, un’eresia.

 

Cos’è questa sfera? Non è una sfera nuova della realtà, ma qualcosa che lo spirito umano concepisce come un prodotto dello spirito” (PCO, A Inocência…, p. 173)

“[La Trans-Sfera, la Biancaneve di Dr. Plínio] È un’immagine che lo spirito umano crea per sé, d’un ordine irreale, ipotetico, non esistente, formandosi alle volte in un modo molto effimero, da certi aspetti della natura, dalle attitudini dei individui, ecc., che non costituiscono, dunque, un ordine reale. Sono aspetti fugaci, sono lampi, che le cose prendono e con i quali l’uomo costituisce un modo abituale di vedere tutti gli esseri come si fossero in una trans-sfera” (PCO, A Inocência., p. 173.). I grasseti sottolineati sono nostri.

E questa idea di vivere in qualcosa che non sia il reale, ma che potrebbe essere reale un giorno nel quale la mia anima vorrebbe vivere, è diventata un tipo di tendenza nel mio spirito”. (Plínio Corrêa de Oliveira, in revista Dr. Plínio“, Ano  IV, Novembro de 2.001, No 44, p. 16. Il sottolineato è nel originale del texto citato).

 

E nella Trans-Sfera pliniana non ci sarebbero uomini e donne di carne ed ossa.

 

Nonostante, io rifiutavo l’illusione ingannevole di che potessero esistere, realmente, uomini e donne di carne e ossa con la perfezione che io desideravo, o oggetti materali sensibili colla bellezza ideale che io volevo. E sapevo che non riuscirei a conoscere in questa terra un ambiente umano che raggiungirebbe questo pinnacolo” (Plínio Corrêa de Oliveira, Notas Autobiográficas, Editora Retornarei, São Paulo, 2008, vol.I, p. 452).

 

Tutti gli Gnostici sognano dell’eliminazione della carne. Perciò tutti gli gnostici vogliano corrigere il mondo creato da Dio.

 

A partire da questo è nata un’analisi in relazione al mondo che me circondava. Io ci vedevo delle cose belle ma anche delle altre riprovevoli, sbagliate e deformate, ma sentevo che, in alcun modo, le realtà potevano essere elevate a questo ideale, da dove emergeva l’idea di che il mondo dovrebbe essere corretto” (Plínio Corrêa de Oliveira, Notas Autobiográficas, Editora Retornarei, São Paulo, 2008, vol.I, p. 452-453).

 

Dr. Plínio affermava che quanto maggiore fosse l’innocenzia di una persona, più lei, guardando qualcosa, riuscirebbe ad immaginare come questa cosa sarebbe nel limite dell’immaginabile della sua eccellenza.

E lui ce ne dà un esempio:

 

Così, davanti ad una porta con un arco al di sopra, egli può avere una finissima visualizzazione dell’arco, formare l’idea del arco degli archi, come quell’arco che si sta vedendo dovrebbe essere” (PCO, A Inocência Primeva e a Contemplação Sacral do Universo, Instituto Plínio Corrêa de Oliveira,  ed. Artpress, São Paulo, 2008, p. 161).

Questa nozione del arco degli archi viene attraverso i sensi ed è in alcun modo viva nella persona. E questo fa con che lei abbia rispetto a tutto ciò una fecondità nel formare delle nozioni ideali, molto subcoscienti, ma effetive. Ma man mano la persona conosce l’universo, comincia a avere in germe l’idea dell’universo ideale. Quest’universo ideale, lei sa che, tale quale l’immagina, non esiste, ma che, in alcun modo, qualcosa deve esistere.
‘Questa qualcosa’ corrisponde ad una visione sublimata e trascendente della realtà cha abbiamo cominciato ad analizzare” 
(PCO, A Inocência Primeva e a Contemplação Sacral do Universo, Instituto Plínio Corrêa de Oliveira,  ed. 
Artpress, São Paulo, 2008, p. 161. Il sottolineato è nostro).

In maniera che la trans-sfera è un possibile in Dio, non creato; ma un possibile virtualmente già creato, del quale noi ne abbiamo una certa nozione a partire dagli esseri creati o dalle opere fatte dagli uomini. In alcun modo, questo possibile già abita in noi…ma non possiamo essere così miserabili che nulla in noi sia rimasto da quello possibile che ci renderebbe più simile alla nostra stessa trascendeza. Cioè, a quello modello ideale di noi stessi verso il quale dobbiamo tendere (…) Allora, noi chiamiamo questa visione sublimata della realtà Trans-Sfera”. (PCO, A Inocência., pp. 173-174).

 

E la Trans-Sfera ci elevarebbe all’ordine soprannaturale:

 

Comunque, nella trans-sfera, c’è molto più di una vue de l’esprit con qualcosa viva in noi, che ci proietta in un’ordine di vita che è l’ordine soprannaturale, dove diventiamo in alcun modo cittadini della città la quale non abbiamo ancora costruta. E dove la città la quale non abbiamo costruita in alcun modo già vive in noi”. (PCO, A Inocência., p. 74).

 

E si vede come l’inesistente diventa esistente:

 

In maniera che questa “vue de l’esprit” si muove verso un futuro esistente nell’aldilà che attira l’uomo.Ma questo futuro esiste davvero, o no? Come possibile, come causa agente esiste, man mano che le radici di questo movimento dell’anima s’incontrano nella natura creata.


Quindi, questa  vue de l’esprit è l’atto iniziale che ci conduce verso il pinnacolo della realtà”
. (PCO, A Inocência., p. 175. Il sottolineato è

dell’originale).

 

*     *     *

 

13 – Esseri ab eterni nella Trans-Sfera

E in questa Trans-Sfera Plínio sogna che cia abbiano degli esseri ab eterni [sic].

Ecco come João Scognamiglio Clá Dias raccontava il testo del MNF agli eremiti e principianti nella TFP. [Faremo la citazione dal documento originale, correggendo gli errori di dattilografia e d’ortografia]:

Cercherò di fare un riassunto del MNF di mercoledì. Non è esattamente quello che egli [Dr. Plínio] dice, ma già insegna qualcosa ai signori.

“I signori già hanno visto dei sassi un po’ più meglio [sic!] finiti ed un po’ più meglio [sic!] costituiti dei sassi comuni. Trasmettono appunto un po’ di luce. Sono dei sassi molto bianchi, dai quali è possibile percepire un po’ di luce del sole, ecc. Questo è quello che è comune delle creature paragonate a quello che egli [Questo “egli” è il “Profeta” Plínio] ci parla
molto nel MNF sulle creature “ab eterne” 
[sic]. Cos’è “ab eterne” [sic!] 
secondo lui? Non è un sasso, ma una pietra così preziosa, preziosissima, che noi abbiamo l’impressione di che la luce è nata dentro lei [Esclamaazioni]. E che così sarebbe una creatura “ab eterne”. Sarebbe così luminosa, luminosissima, che noi avremmo l’impressione di che ci sarebbe luce dentro lei. Sarebbe come se lei fosse le qualità che ha. Perciò sarebbe molto vicina a Dio. (Telefonata di João Scognamiglio agli Stati Uniti, 20/02/1983, narrando il “Jour-le-Jour“).

 

Scognamiglio comincia allora a citare testualmente le parole di PCO:

“Allora la distinzione tra le due cose diverse. Una cosa è, in vista di qualcosa palpabile e sensibile, e, immaginando qualcosa dello stesso tipo,che sia ancora più bello di questo”.

“Per esempio qui io sto vedendo delle ciliege (…) io posso immaginare delle super ciliege (…) Non faccio che immaginare questo che è qui elevato alla più grande perfezione che è propria a questa cosa.” “(…) il cammino verso il meraviglioso tende a questo (…) la persona che possiede questo senso, vedendo qualcosa, tende a immaginarla nella sua più grande perfezione. Perché lei capisce qual’è la bellezza massima della cosa, nonostante non l’abbia mai vista.”

“(…) Bene, adesso c’è un’altra perfezione, un altro senso di perfezione che va più lontano. Vedendo una ciliegia, immagini come sarebbe una ciliegia paradisiaca.

“Le frutte del paradiso sono come se non ci fossero nel nostro univreso. Il Paradiso terrestre esiste nel nostro universo, è protetto là, e quello che sembra Elia ed Enoch sono là.”

“(…) Adesso una cosa ancora più elevata, è quando una persona crea completamente — non sono le ciliege del Paradiso — fa una gioia con rubino, con parecchi rubini, per comporre quello che sarebbe una ciliegia meraviglosa ed ideale [la quale non è mai esistita in] nessun luogo è esistita. Sarebbe una vera bellezza.”

“(…) Questo che sto parlando rispetto alla ciliegia può essere il panorama. Allora, la mia Venezia eterna, e finire di grado in grado, in una città, che non esiste né nelle nubi, concepita da me, ma (…) invece, così diversa quanto possibile da questa città, continuando a meritare il nome di città. Soltanto appartenendo allo stesso tipo di città.”

“Allora, una città nella quale le pietre fossero costituite dai raggi di sole di “Claude Lorrain”. E così via.”

“Bene, ma una volta costruite queste città, lo spirito umano non si contenta. Egli, davanti queste cose, molto meravigliose, lui ha un riflesso in certo momento, il quale gli fa pensare a qualcosa la quale non sa dire come sia. Sono ancora delle creature, ma non sa dire come è.” “Qualcosa che abbia tale splendore, che lui sia appunto obbligato ad
immaginare, per esistere in funzione di questo, esseri angelici. Ed esseri angelici di una perfezione naturali ancora maggiore degli esseri angelici dei quali abbiamo conoscenza”.

E man mano che parlo su queste cose… (Ahhhhhh!!!!). “(…) lo spirito umano va desiderando qualcosa, la quale non è direttamente Dio. O, per dirlo così, non può essere direttamente Dio, ma che è un’altre creature, altre creature. Con una convivenza così elevata, così straordinaria, così eccelsa, così favolosa, cambiando tale idee tra sé, ed avendo una tale presenza, che rimaniamo così…” Plínio Corrêa de Oliveira, gravação do MNF. – Chá no S. Bento, 27/12/1982, 2a feira. I grasseti ed il sottolineato sono nostri).

In quali momento, sentivo che capivo meglio questo tipo di mistero di sublimità della luce, il quale vorrei raggiungere nelle cose?”

“La risposta rivela una peculiarità singolare: era soprattutto mangiando. Secondo quello che ho detto, alcuni melodie mi causavano incanti, ma mai coll’intensità che erano proporzionati dalla culinaria. Ma questo non accadeva a causa del semplice piacere di mangiare — il quale, anzi, io l’avevo anche moltissimo —  ma perché alcuni cibi se me presentavano congiunti alle impressioni molto elevate, ed io avevo la sensazione di che soltanto le capivo mangiando quelle cose.”

“Perciò non esito a dre: sono stato sensibile ai piaceri gastronomici a prima pueritia mea(dalla mia prima infanzia).”(Plínio Corrêa de Oliveira, Notas Autobiográficas,Vol. I, p. 375. I grasseti, il sottolineato ed i parentesi sono dell’originale).

E c’era un piccolo quadro molto ordinario dipinto a fresco sul muro [sic!].
“Io mi ricordo che rimanevo guardando quello ed ero estasiato”.

“Ma la sensazione che avevo, era così più grande di qualsiasi Venezia reale, o qualsiasi altra cosa così, che riconosco oggi che io sognavo di un ordine delle cose più adeguate — non erano degli angeli — ma delle creature ab eterno”. “Ma come riconosco questo? Attraverso un certo tipo di fremito che questo causava nella mia anima. E nel quale fremeva, nei più elevati, nei più elevati, nei più elevati della mia anima. Ed è un’archi-Venezia, un’ultra-Venezia, un’extra – Venezia, una super-Venezia, dalla quale quella Venezia, la quale tanto ammiro, non era capace d’essere nemmeno la periferia. Non era capace d’essere la periferia operaria, la bidonville”. (PCO – chá no S. Bento, 27/12/1982,  2a feira – I grasseti ed ilsottolineato sono nostri).

Bene, ma un’altra sensazione più nelle possibilità dei signori — Venezia è nelle possibilità di tutti i signori — ma non facilmente nelle possibilità, che io non so cosa dire, è quello che ho raccontato nella riunione del MNF, che mi ha prodotto quando ho visto la luce dei semafori di SP [San Paolo], i quali ancora considero belli.

“È una cosa fantastica il semaforo. Come questa bellezza resite a tanta bruttezza. Chi è stato l’uomo che ha scelto quel grado di luce per i semafori di SP? Questa è una cosa da verficarsi nella storia della città di SP. Perchè, se questo non è stato una concidenza, c’è stato alcuno fabbricante o alcun tecnico che, per un fabbricante stupido, ha fatto questi colori quintessenziati, e che sono stati venuti rotolando a San Paolo, per concidenza, è perfettamente possibile. Non so se negli altre città del Brasile il colorito non è lo stesso di quello che abbiamo qui. Ma se i signori fanno attenzione un bel colorito.
“Penetrare, guardare quel colore cambiare, cambiare, cambiare, ed ogni volta pensare che si sta entrando in un universo azzurro, in un universo rosso, in un universo dorato, successivamente e dopo quello passa…

“Il semaforo non è niente. La questione è il colore, esplorando tutte le variazioni di quel colore, e dunque abitato dagli esseri, il quale ormai anche sarebbero di un’altra natura.

Secondo il fremito che questo provochi nell’anima, può essere un fremito che arrivi a questo, a quello che gli uomini vorrebbero se conoscessero le creature create ab eterne.

“Qualcuno dirà: “meditazioni vane, meditazioni stupide, con le quale l’uomo non ha niente da fare”.

“Nella riunione del MNF, ho cercato di spiegarlo, ripeto soltanto in una parola: La meditazione non è vana perché Dio ha creato nella nostra anima, dandoci la nozione dell’universo, nonostanto Egli non abbia creato questo universo con tutti i toni possibili, neanche tutte le perfezione possibili, Egli ha creato in noi la facoltà di immaginare questa perfezione possibile.” “Ed evidentemente come tutto quello che c’è in noi, è per il Suo servizio, è per la Sua glorificazione, questo in noi, bisogna essere esplorato e ha la sua ragione d’esistere.” (Palavras de Plínio Corrêa de Oliveira- Chá no êremo de S. Bento, 27/12/1982, 2a feira – I grasseti ed il sottolineato sono nostri).

 

*     *     *

 

14 – La Teoria Della Conoscenza Dell’Innocente


Abbiamo visto che, secondo PCO, tutti gli uomini avrebbero innati in sé gli 
standard o matrici di tutti gli esseri. Dunque, la conoscenza dell’uomo non verrebbe dall’esteriore, attraverso i sensi e la astrattezza intelettuale.

L’uomo soltanto verificherebbe quello che vede esteriore a sé secondo le matrici idee che possiede in sé.

Quale sarebbe, allora, il metodo pliniano per raggiungere la verità?

Qual’è, allora, il sistema di conquista della verità? Questa comincia per una lenta spiegazione su quello che già si sa. È un’ordinazione delle nuove cose che si va sapendo, ma in funzione del buon senso di questi primi dati”. (Plínio Corrêa de Oliveira, artigo Como Adquirir Certezas, in Revista “Dr. Plínio”, Ano IV, Março de 2.001, N0 36, p. 27. I grasseti ed il sottolineato sono nostri).

 

Secondo PCO, ed anche Bergson, la conoscneza umana sarebbe intuitiva e non astrattiva. E l’intuizione sarebbe raggiunta dall’unione tra il soggetto conoscente e l’oggetto conosciuto. Plínio, come Bergson, negava valore alla ragione e sfidava lo studo ed i libri. La meglio conoscenza sarebbe innata dentro noi stessi. In contatto colla realtà esteriore a noi, abbiamo un’impressione. Quest’impressione sveglierebbe in noi una consocenza ideale innata, la quale, lavorata dall’immaginazione, potrebbe portarci, di analogato in analogato, ad un concetto puramente ideale, il quale sarebbe quel’essere come possibile perfettisimo, nella Divinità.

In verità, in tutte le cose, ci sarebbe qualcosa dell’Essere Assoluto. Unendo l’Assoluto del soggetto conoscente coll’Assoluto nelle cose andrebbe fino la fusione finale coll’Assoluto.

Nuovamente, come in Bergson, bisognerebbe che ci immergessimo negli esseri, in ogni cosa, affinché ci fondessimo in loro e ci lasciassimo penetrare e perfezionare attraverso quello dell’Assoluto che ci sarebbe in loro. Vediamo cosa ne dice Plínio:

 

Qui in Brasile è una cosa normale trovare delle pietre che non hanno nulla di prezioso, ma il cui colorito è troppo bello. Dalla mia infanzia, nelle passeggiate per i campi, me sono abituato a notare queste pietrine e ne prendere alcuni. La mia idea era la seguente: come sarebbe piacevole abitare in un ambiente in cui tutto fosse del colore di quella pietra, della consistenza che lei sembreva avere, dove io potessi respirare e rilassarmi, senza avere bisogno di parlare con qualcuno, nemmeno qualcuno con me. E mettendo il mio temperamento nelle condizioni della pietra, assimilando tutto ciò che c’è nella pietra, e per così dire, “smeraldandomi“, “rubinandomi“, “zaffirandomi“, così qualcosa da quello come che entrasse dentro me e mi arricchisse con quello. Questo era per me una fiaba senza fatenella quale la fata era l’ambiente puro, era il puro colore dentro il quale io abiterei, e, durante un po’ di tempo, io troverei la mia contentezza”. (Plínio Corrêa de Oliveira, artigo citado in revista “Dr. Plínio”, Ano IV, Novembro de 2.001, N0 44, p.16. 2a coluna. . I grasseti edil sottolineato sono nostri).

 

Se vede, allora, il romantismo esplicito della dottrina pliniana: “Perciò il piacere che o sempre conservato per questo tipo di pietre”.

 

“E perciò, anche, il mio vero estasi quando ho scoperto che le vetrate in alcun modo soddisferebbero questo mio desiderio”.

Dopo, quando ho scoperto che alcuni sguardi indicavano che certe anime come che vivono in una pietra o in una aqua interiore, o in un’aria interiore, e che loro abitano in qualcosa o qualcosa abita inloro —metafisicamente— che è come un liquido nel quale loro esistono e che porta fecondità, forza, serenità, inspirazioni, voli, i quali costituiscono un tipo di campana di vetro dentro la quale la persona vive. E quest’idea di vivere un giorno in qualcosa che non sia il reale e nella quale la mia anima vorrebbe vivere, si è costituita in un tipo di tendenza frequente nello spirito mio”(Plínio Corrêa de Oliveira, revista “Dr. Plínio“, Ano IV, Novembro de 2.001, No 44, p. 16. . I grasseti ed il sottolineato sono nostri).

Plínio confessa que la sua mentalità era cercare di sfuggire costantemente dal reale verso un mondo ideale che ne sognava.

Quando era ancora un bambino — perché queste tendenze cattive hanno cominciato presto — nel Collegio São Luís, nelle lezioni dure, lui rimaneva spiando, per la finestra della classe, un avvoltoio volando nel cielo blu, e sognava… d’essere un avvoltoio. (Plínio Corrêa de Oliveira, artigo O Meu Mundo de Sonhos Existe no Céu, in revista “Dr. Plínio“, Ano IV, Novembro de 2.001, N0  44 p. 16).

Ed ecco il texto nel quale lui espone il suo burlesco sogno avvoltoioso, mentre soffreva di tedio — anche questo tedio tipicamente romantico — in una lezione che Plínio non sopportava:

 

In certe occasioni io vedevo un avvoltoio tagliando il firmamento e non sapevo che si tratava d’un brutto animale, come me ne sono accorto alcuni anni dopo. Di quest’uccello io soltanto conoscevo il bello profilo, il volo grazioso e il suo splendido muovere delle ali. È vero che di quest’uccello soltanto si vede la silhouette, ma la silhouette ha la sua eleganza, e l’avvoltoio era una, planando attraverso l’aria. Alle volte, quando volava con un’ala che sembrava essere corta e l’altra lunga, o allora si voltava ed era l’altra ala che allora si voltava ed era un’altra ala che cresceva e l’anteriore sembrava essere minore”.
“Quando io percepevo che lui planava e non batteva le ali, pensavo: “Come deve essere bello essere un avvoltoio! E come sarebbe piacevole se io, a quest’ora, potessi staccarmi da questo banco, da questo foglio, da questo
foglio dove, con una grafia perennemente brutta, sto scarabocchiando delle cose e sul quale, giocando con le palline delle cartucce della penna stilografica, lascio cadere delle goccie d’inchiostro e mi annoio…”

“Allora immaginavo qualcosa di diverso. Purché era un bambino, non sapevo dare delle formulazioni nel mio proprio pensiero, ma quello che andava al mio spirito era: “Ah! Se io potessi uscire volando per la finestra, tagliara l’aria come un avvoltoio, ed abitare per molto tempo dentro il blu, sedermi sulle nubi, dormire un po’ dentro loro e giocare col vento in un modo che lui mi portasse delicatamente dove volevo; o se avessi il piacere di fenderlo senza grande sforzo — questo sarebbe un divertimento molto piacevole, in mondo di sogno, mondo che non c’è”. (Plínio Corrêa de Oliveira,
artigo  O Meu Mundo de Sonhos Existe no Céu, in revista “Dr. Plínio“, Ano IV, Novembro de 2.001, N0 44, p.16. 1a coluna. I grasseti ed il sottolineato sono nostri).

 

Nel libro che abbiamo scritto sulle dottrine di PCO e degli Araldi, abbiamo citato come egli sognava di tuffarsi in un alabastro per arrivare ad un quasi “non-essere”; come lui sognava d’essere il fiume Arno, senza il mare [sic], essere un cigno vivendo in un universo “cignoso” , essere un pavo abitando in un immaginario mondo “pavonico”.

 

Più in là il bambino vede un cigno. Egli si incanta! Vede la maniera attraverso la quale il cigno si muove dentro l’aqua, e crede che il cigno vede le cose non come loro sono davvero, ma come lui, il cigno, è. Così, invece di vedere quello che è sul margine come lo è in realtà, il cigno vede tutte le cose sotto gli aspetti “cignosi”. Ossia, come sarebbero se fossero proporzionali a lui“.

 

[Doveva essere un cigno che aveva letto Schelling…Un cigno idealista, perché vedeva il mondo non come il mondo è, ma come giudicava che il mondo fosse].

Dopo, vede un pavone e pensa: “Il pavone sta facendo tutto questo circolo, e sta facendo tutto questo circolo nel nostro cortile, vicino alle galline.

Lui ha un tipo d’immaginazione attraverso la quale vede un universo “pavonico” che non esiste, ma al quale è proporzionato”.

“L’innocente ha l’impressione —lui sa que non è la realtà —  di che le immagine delle cose ci danno l’idea di che il pavone vive in funzione d’un immaginario ordine pavonico, e che il cigno vive in un immaginario ordine “cignoso”, e che così ci sono parecchi ordini possibili che non esistono, ma per quale tutto l’uomo è stato fatto. Dunque, non c’è soltanto il pavone in sé, ma un universo pavonico, un universo cignoso. Ci sarebbe, comunque, un universo “leonico”, una cosa fantastica.

Possiamo vedere allora che ci sono molti unversi possibili che non sono stati fatti, che sono molto superiori all’universo che vediamo, al quale ci tendiamo completamente”(Plínio Corrêa de Oliveira, O Reino de Maria na alma do Senhor Doutor Plínio: “Minha Biografia Íntima”, Sagrado Coração de Jesus -XXIX-Curso de Formação São Bento-Praesto Sum-Saúde, p.8-9. I grasseti ed il sottolineato sono nostri).

Universi immaginati valgono più dell’universo reale.

Secondo PCO,

 

Il sogno è un’alta maniera di discernimento“.

Non si può dire che il sogno sia semplicemente immaginazione. Il sogno è un alto discernimento della verità, per quello che lei ha di più ragionevole, di pù serio, di più bello” (Excertos do pensamento de Plínio Corrêa de Oliveira, in A Cavalaria Não Morre,  Coleção “Canticum Novum”, p. 54. il sottolineato è nostro).

 

Ancora di più. Secondo PCO, si legge in questo libro con brani del pensiero di PCO, che il sognare sarebbe collegato alla Fede:

La grande atmosfera di sogno prepara l’anima alla FedeDopo che l’anima con fede abbia ricevuto questa preparazione, lei vola da dentro la fede verso la santità”  (Excertos do pensamento de Plínio Corrêa de Oliveira, in A Cavalaria Não Morre,  Coleção “Canticum Novum”, p. 56. . il sottolineato è nostro).

 

Questo è modernismo puro. Secondo Plínio, quindi, la Fede non sarebbe più un virtù intellettiva, ma immaginaria.

Secondo PCO, le visioni della Trans-Sfera sarebbero come lampi fugaci, evanescenti, ineffabili. Egli chiamava queste inuizioni mistiche flash. Avere un flash sarebbe avere una visione subita, rivelatrice della Divinità, o dell’Assoluto, visione divinatrice ma, non traducibile in parole. Per questo diceva Plínio: “Chi ha visto, ha visto. Chi non ha visto, non ha visto”.  La visione data dal flash sarebbe impossibile d’essere messa in parole. Plínio potrebbe dire con Walter Benjamin che la visione intuitiva è come dei lampi, e la parola che ne parla sarebbe come un tuono, che non esprime mai la luce brillante dei lampi…

 

*     *     *

 

15 – Il Paradiso Pliniano

Praticamente per identificare il sentire col conoscere è che PCO ha affermato che la visione di Dio, l’idea che normalmente si trasmitte del cielo, come contemplazione eterna di un Dio immutabile, eternamente immobile, non gli soddisfaceva: nel cielo, egli voleva d’avere delle sensazioni fisiche.

L’anima mia desidera ardentemente le sensazioni di tipo fisico” (Plínio Corrêa de Oliveira, artigo “Minhas Primeiras Impressões sobre o Céu“, in revista Dr. Plínio, N0 49, ano V, Abril de 2.002, p. 29. Il sottolineato è nostro).

Perciò, PCO affermava che, nel cielo, ci sarebbero delle “delizie caste e gaudi, santi ed intensi che i nostri corpori sentiranno nel cielo empireo” (Plínio Corrêa de Oliveira, artigo Minhas Primeiras Impressões sobre o Céu, in revista “Dr. Plínio”, N0 49, ano V, Abril de 2.002, pp. 28- 29).

Plínio dice che ha ritirato quest’idea da Cornelio a Lapide:

 

Mi sembra, nonostante, que qusta regione dove è stato San Giovanni Bosco corrisponde a quello che ci insegna il grande teologo Cornelio a Lapide rispetto al cielo empireo. Infatti, basato sull’opinione di molti santi e dottori della Teologia, lui professa l’idea di che vicino al cielo dei Cieli dove vedremo Dio faccia a faccia e la nostra trasbordante allegria sarà inesprimibile — c’è un cielo materiale di magnificenza ugualmente indicibile, nel quale i nostri corpori potranno sfruttare, anche loro, il premio di un’eternità felice”.

“Questa sentenza è interamente logica e comprensibile. Essendo l’uomo composto da corpore ed anima, e se la dottrina cattolica ci insegna che, condannato, lui soffrirà nel inferno delle pene corporali e spirituali, perché non ci sarà nel cielo, al contrario, una ricompensa per il corpore allo stesso modo che c’è una per l’anima? E perché non esisterà, dunque, nel celeste Paradiso, un luogo dove il corpore umano, glorificato, spurgato da tutte le miserie di questa vita e già nella immortalità, possa sfruttare tutte le delizie caste che gli sono proprie, allo stesso tempo che la sua anima è perduta nei gaudi della visione diretta di Dio? Non sarà questa una necessità decorrente dall’eterna unione tra anima ed corpore resurretto?”

“Queste celebrità teologiche credono di sì. Non si trata, importa chiarire, di un dogma della Chiesa, ma di una dottrina alla quale si può aderire senza paura di cadere in eresia.

Alcuni studiosi che hanno approfondito questa tesi affermano appunto che, inquesto cielo empireo — i corpori avranno le sue funzioni fisiologiche comuni, ma senza — in una maniera misteriosa — produrre nessun tipo di marciume. Ma poiché lo stomaco abbia piacere nel mangiare [sic] l’uomo mangierà delle delicatezze ineguagliabile: poiché i polmoni hanno gaudio nel respirare, loro respireranno le aria più limpide che hanno mai succhiato. E così via, il nostro corpore avrà allegrie immense, simili all’esultazione dell’anima immersa nella visione beatifica”.


”I teologi vanno più lontano nelle sue escogitazioni. Secondo loro, gli Angeli stessi, che sono puri spiriti, diventeranno notori in alcuno modo all’uomo resurretto. Causando certi movimenti nell’aria, modellando qualche forma o producendo colori e suoni paradisiaci, loro ci daranno un’idea di come sono veramente. Come il musico che utilizza lo strumento per trasmettere all’ascoltatore un’impressione, loro, gli Angeli, si serviranno di quegli elementi per dilettarci. E non c’è nulla che ci impedisca d’immaginare brezze o venti con freddezze o tiepidezze diverse, cadendo sulla nostra pelle come rasi, sete, velluti”.
 (Plínio Corrêa de Oliveira, artigo E Seremos Repletos de Grandeza..., in revista “Dr. Plínio“, N0 49, ano V, Abril de 2.002, pp.14-16-17. I grasseti ed il sottolineato sono nostri ).

 

Nel cielo di Plínio ci sarebbe appunto delle super melanzane e toilette celestiali. La dialettica gnostica, che difende l’esistenza d’identità ed opposizione assoluta tra spirito e materia, faceva Plínio immaginare una limonata senza limone, corpore celesti senza carne e ossa, a, allo stesso tempo, toilette celestiali. L’aggettivo burlesco si adegua molto bene alla
Gnosi pliniana e quella degli Araldi del Vangelo.

 

16 – Tesi assurdi decorrenti dalla dottrina teratologica


Dalla dottrina teratologica incoraggiata da Dr. Plínio, especialmente attraverso João Scognamiglio Clá Dias, doveva nascere le tesi più eccentrice 
e ancora più assurde. Ecco alcuni che erano largamente diffuse tra gli eremiti e i membri più coinvolti della TFP e adesso degli Araldi. Avevamo centinaia di testimonianze scritte e firmate, confermando quello che abbiamo scritto sotto. Ma adesso, parecchie di queste affermazioni posso essere trovate in un testo, fino allora po’ segreto, da Dr. Plínio ed il quale è stato pubblicato dal sito salvemaria.info, organizzato dalle persone uscite dalla TFP e dagli Araldi del Vangelo, ma favorevoli alla dottrina pliniana.

Questo testo è quello di molte conferenze di Dr. Plínio esponendo chi lui pensava essere e quello che sarebbe la TFP. Queste conferenze s’intitolano “Chi siamo noi”. ( Questo documento è trascritto nell’Apendice del nostro libro “Viaggio al paese delle meraviglie – la gnosi burlesca della TFP e degli Araldi del Vangelo”).

In una di queste conferenze, Plínio ha modestamente dichiarato:

Se me domandano cosa sono io, come San Francesco è stato la povertà o San Bernardo il raccoglimento, io dico che sono la grandezza”.

“Non c’è dubbio. E faccio paura. I nostri avversari hanno panico di me”. (Plínio Corrêa de Oliveira, “Quem Somos Nós”, 2-A-a).

 

Ben, San Francesco non ha mai detto che egli era la “povertà”, egli ha detto che ha sposato la povertà. Soltanto Dio è. L’uomo, purché essere creato, può avere la grandezza. Ma soltanto Dio è la Grandezza. Quando Plínio dice che egli è la Grandezza, egli fa da sé stesso Dio.

Egli dà, allora, in un testo paranoico e megalomaniaco, le caratteristiche della sua Grandezza, spiegando in lunghe pagine, che egli è “la Grandezza”, “impersonale”, “sacrale”, “militante”, “sofferente”,”disinteressata”, “protettrice”, “incomprensibile”.

A causa della crisi della Chiesa nata dal Concilio Vaticano II, Plínio e la TFP— segretamente — tendono al sedevacantismo, e da questo allora Plínio è arrivato a delle conclusioni più eccentrice, le quale abbiamo esposto anteriormente.

Perciò ci sono altre tesi paranoiche:

a) “Cristo soltanto si è incarnato perché Dr. Plínio ha corrisposto alla grazia

È quello che ha affermato il suo fedele João Scognamiglio Clá Dias nel Praesto Sum. Ha affermato e dimostrato.

 

Il Nostro Signore Gesù Cristo soltanto si è incarnato perché Dr. Plínio ha corrisposto alla grazia, poiché se non ci fosse stata questa corrispondenza, lui non farebbe la vendetta piena delle sofferenze di Cristo nella sua Passione e, in questo caso, sarebbe vergognoso per il Figlio di Dio aversi incarmato. Dunque, il Figlio di Dio soltanto è diventato uomo, perché Dr. Plínio ha corrisposto alla grazia”.

 

b) “Lo Spirito Santo, ritirandosi dalla Chiesa, si è rifugiato in Dr.Plínio“. 

Si racconta ancora che João Scognamiglio Clá Dias ha narrato questo dialogo tra egli stesso ed il Profeta di Higienópolis:
—“Sembra che lo Spirito Santo, ritirandosi dalla Chiesa, si è rifugiato in Lei, Dr. Plínio”.
A questo, ha risposto il sempre modesto Profeta:
— “Ma vuoi sapere una cosa, mio João? Credo di sì”.

c) Dr. Plínio è la Chiesa.

d) La sapienza di Dio parla attraverso la bocca di Dr. Plínio.

e) Madonna si è incarnata, abita o parla attraverso la bocca di Dr.


Plínio, Mediatore della Mediatrice.

f) Dr. Plínio sarebbe un angelo o ancora più d’un angelo.

g) Dr. Plínio è il capolavoro della Creazione.

h Plínio non avrebbrebe il peccato originale.

i)  Plínio è infallibile.

j) Dr. Plínio è inerrante.

k) Dr. Plínio è immortale.

l) Dr. Plínio sarà glorificato o trasfigurato in vita.

m) Dr. Plínio è il Profeta per antonomasia.

n) Dr. Plínio sarebbe il Profeta Elia?

o) Dr. Plínio è santo, ed forse appunto il più grande della Storia.

p) Dr. Plínio giudice nel Giudizio Finale e fondatore del Regno di Maria.

 

Alla occasione della morte del immortale profeta della TFP e degli Araldi, João Scognamiglio — il suo discepolo preferito — e “fedele interprete dei desideri di Dr. Plínio “— ha posta la testa sul petto del cadavere di PCO. Dopo, lui ha raccontato che, in quel momento, ha sentito lo spirito di Dr.Plínio passare al suo. Da questo, lui ha cominciato a defendere la tesi di che Dr. Plínio ha cominciato “in-abitare” in João Clá, il qulale, perciò, gode di tutti i privilegi che prima erano attribuiti a Dr. Plínio.

 

*     *     *

 

17 – Culto a PCO

Quello che Dr. Plínio diceva su sé stesso, quello che faceva propagare su sé stesso, attraverso João Scognamiglio Clá Dias, il “fedele interprete dei suoi desideri”, doveva sboccare, logicmante, in un culto illecito e delirante.

A Altari segreti con fotografia di Dr. Plínio.

B – Preghiere a Dr. Plínio.


*Litanie del Profeta.


**Confiteor a Dr. Plínio
.

Parodie degli omaggi a Dr. Plínio: Sedia Gestatoria e Flabellis, genuflessioni, benedizioni, maledizioni ecc.

**** “Reliquie” di Dr. Plínio, benedette da egli stesso.


***** Parodia di Ave Maria a Dr. Plínio.

 

Ave Luigi-Plínio-Elia, pieno d’amore e d’odio, la Santissima Vergine è con te. Tu sei benedetto tra i fedeli. E benedetto è il frutto del tuo amore ed odio: La Contro-Rivoluzione.

“O Sacrale Luigi-Plínio-Elia, padre ammirabile e catolicissimo della Contro-Rivoluzione e del Regno di Maria, prega per noi stupidi e peccatori adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.”


Parodie dei Sacramenti nella TFP.

I membri della Società Segreta La Sempre Viva si confessavano a Dr. Plínio che dava una pseudo-assoluzione a loro. Oltre a questo, tutti i membro della società segreta La Sempre Viva, essendo UNO con Plínio potevano confessarsi gli uni agli altri, e tutti credevano d’avere il potere per assolvere.

 

*     *     *

 

18 –  Culto Monsignore João Scognamiglio Clá Dias


Dopo la morte di PCO, il culto che gli era offerto ha cominciato a essere offerto anche al suo sostituto João Scognamiglio. Di questo culto diamo qui la eccentrica litania a João Clá.

Litanie a Monsignore João Scognamiglio Clá Dias pregate segratamente dagli Araldi del Vangelo (Litania che ci sono state inviate da un ex-membro degli Araldi).

SS = Signore Sacrale, cioè, Dr. Plínio.

SDP = Signore Dottore Plínio.

SDL = Signora Dona Lucília.

RCR = Rivoluzione e Contro-Rivoluzione.

 

Litania al Signore João Clá (per recitazione in privato)João, l’illustre

João, l’archi-eremita

João d’infaticabile zelo ed indistruttibile amabilità

João, che a suonato l’olifante di una Contro-Rivoluzione interna

João, dotato dalla Providenza di un carisma especiale

João delle repliche

Modello d’entusiasmo

Modello di dedicazione

João che va avanti dove percepisce che SS sta suffrendo

João delle buone sorprese

João che parla con discernimento sugli spiriti

João che completa il SDP

Incomparabile João Clá

Insostituibile João Clá

Infaticabile João Clá

Ammirabile João Clá

Figlio modellarissimo del Signore Dottore Plínio

Cicerone del Signore Dottore Plínio

Fattore d’unione col Signore Dottore Plínio

Strumento benedetto del Signore Dottore Plínio

Bastone della vecchiezza del Signore Dottore Plínio

Causa d’immensa allegria per il Signore Dottore Plínio

João che porta gli altri verso il fondatore

João che ha il carisma especiale per trasmettere il fondatore
Condestabile del Signore Dottore Plínio

Cireneo del suo Signore Sacrale

Generale del Signore Dottore Plínio

Attraverso chi il SDP ringrazia Madonna per l’aver messo nelle Sue falangi,
vicino al suo affeto e zelo, preghiamo, ascoltaci!

Crevato d’antipatie per glorificare SS

Alter Ego di SDP

Aussiliare d’oro di SDP

Eredità della SDL alla dedicazione al suo Figlione

Figlio especialmente amato dalla SDL

João che ottiene il cuore della SDL, tocca il nostro

Figlio diletto della SDL

Legato della SDL

Orientatore delle anime

Fondatore della scuola pliniana

Nemico dei nemici di SS

Modello d’umiltà

João che non ha bevuto della tazza dei cammini mondani

João che ha accettato la sua sofferenza e ha ricevuto più di qualsiasi
apostolato
Modello d’entusiasmo

Modello d’affetto

Modello d’amore

Modello di dedicazione infaticabile

Osservatore attentissimo delle grandezze di SS

Fattore che evita gli insambucamenti

João d’ammirabile fervore

Allegria di tutti quanti

Giobbe che ha sofferto ed è stato provato

Fiamma di fervore

Fondatore degli eremi

Fascio di luce dal quale vive la TFP

Esimio distruttore delle freddezze

João della confidenza eccezionale

João, pieno di fuoco, sommesso e molto valente

Uomo dell’imprevisto

Proto-apostolo della RCR

Maestro dell’apostolato

Fonte d’allegria

Fonte di speranza

Mistico del SDP

João di vocazione especialissima

Torre di qualità

Grande inquisitore

Enfant gatê della Providenza

Grande combattente del SDP

Figlio della fedeltà
João che è confermato nella vocazione

Modello di virtù
Brillante crociato spagnolo
João che ha accettato ed ha sofferto quello che doveva soffrire senza
lamentarsi
João che rappresenta la fedeltà del SDP a lui stesso
Attraverso chi il SDP ringrazia Maria Santissima tutto il bene che lui ha fatto alla causa
Non est inventus similis illi
Uomo dell’imprevisto
Proto-apostolo della RCR
Maestro dell’apostolato
Fonte d’allegria
Fonte di speranza

 

*     *     *

 

19 – Culto a Dona Lucília

Anche a Dona Lucília Corrêa de Oliveira, madre di Dr. Plínio, si offertava um culto assurdo, propagato da João Scognamiglio, per un’ordine ed ispirazione di Dr. Plínio.

Ecco la litania di Dona Lucília, condannata, dal 1983, da Don Antônio de Castro Mayer:

 

Litania di Dona Lucília

Kyrie, eleison.
Christe eleison.
Kyrie, eleison.
Christe, audi nos
Christe, exaudi nos.
Pater de coelis, Deus, miserere nobis.
Filii Redemptor mundi, Deus, miserere nobis.
Spiritu Sancte, Deus, miserere nobis.
Sancta Trinitas , unus Deus, miserere nobis.
Dona Lucília, prega per noi.
Manguinha, prega per noi.
Madre del Signore Dottore Plínio, prega per noi.
Madre del Dottore della Chiesa, prega per noi.
Madre del Nostro Padre, prega per noi.
Madre dell’Ineffabile, prega per noi.
Madre di noi tutti, prega per noi.
Madre dei secoli futuri, prega per noi.
Madre del Principio assiologico, prega per noi.
Madre del Temperamento della Sintesi, prega per noi.
Madre di tutta la purezza, prega per noi.
Madre della Trans-Sfera, prega per noi.
Madre della Serietà, prega per noi.

Madre della Contro-Rivoluzione, prega per noi.
Restauratrice dei temperamenti, prega per noi.
Fonte di luce, prega per noi.
Generatrice dell’Innocenza, prega per noi.
Conservatrice dell’Innocenza, prega per noi.
Consolatrice del Signore Dottore Plínio, prega per noi.
Mediatrice del Grand Retour, prega per noi.
Mediatrice di tutte le nostre grazie, prega per noi.
Aurora del regno di Maria, prega per noi.
Dona Lucília del Sorriso, prega per noi.
Dona Lucília degli Flash, prega per noi.
Fiore più bello di tutti, prega per noi.
Refugium nostrum, prega per noi.
Consolatrix nostra, prega per noi.
Auxilium nostrum nella Bagarre, prega per noi.
Causa della nostra perseveranza, prega per noi.

Vaso di logica, prega per noi.
Vaso di Metafisica, prega per noi.
Martire dell’isolamento, prega per noi.
Regina della sofferenza serena, prega per noi.
Regina del modo, prega per noi.
Regina della serenità, prega per noi.
Dona Lucília, madre e madonna, aiutaci.
*Dona Lucília, nostra più grande mediatrice davanti a Madonna, aiutaci.
*:(Giaculatoria aggiunta dopo le denunce contro la litania)
— Prega per noi, o Madre del Dottore della Chiesa.
— Affinché siamo dignitosi delle promesse del Signore Dottore Plínio.]

Parodia del Memorare:
Ricorda, o piissima Dona Lucília, che non si ha mai sentito parlare, ecc.

 

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20 – Supplica al Santo Padre

Viste le deliranti dottrine eretiche professate dai membri della TFP e dagli Araldi del Vangelo, in Brasile ed anche in altri paesi; visto il culto assurdo che si offre, fino ad oggi, a Dr. Plínio, Dona Lucília, ed adesso all’attuale Monsignore João Scognamiglio Clá Dias; vista l’organizzazione di una setta segreta —La Sempre Viva — esistente fino ad oggi nella TFP e tra i membri dello Istituto Pontificio Araldi del Vangelo; visti la sua convinzione segreta nel sedevacantismo ed il progetto del Monsignore João Clá Dias d’ingannare la Gerarchia della Santa Chiesa, chiamata da lui “Struttura”, la quale egli vuole che non abbia più potere dentro la Chiesa; vista la sua convinzione occulta che i Papi post-conciliari, essendo eretici o complici dell’eresia, almeno per omissione; considerando la pretensione del Monsignore João Scognamiglio di esecutare la “Manovra Giuditta” contra la Sacra Gerarchia della Santa Chiesa, supplichiamo al Papa Benedetto XVI, gloriosamente regnante, che determini un’Intervenzione Canonica presso l’Istituto Pontificio Araldi del Vangelo, che investighi le dottrine constante dalle 43.000 pagine del MNF, per estirpare della Santa Chiesa questo cancro eretico che, da decadi, illude la Sacra Gerarchia, corrompe la dottrina, e perde parecchie anime.

Ci sembra evidente che dottrina così contrarie alla Fede Cattolica soltanto possa causare deviazioni morali, come nella vecchia TFP, come negli Araldi, (deviazioni dalle quali abbiamo alcuna conoscenza), dalle quali, però, evitiamo pubblicamente, per carità, e per evitare lo scandalo. In caso di un’investigazione canonica, la Santa Chiesa con prudenza e sapienza, tratarà delle questioni più gravi della coscienza.

Giudichiamo che questo sia urgente, visti gli attuali scandali di “pedofilia” che sono veniti alla luce recentemente, e particularmente quelli tra i Legionari di Cristo Re attraverso le dottrine e pratiche del suo fondatore (Padre Marcial Maciel), così come più recentemente, altri casi simili successi in Brasile nell’Istituto Toca de Assis.

Facciamo questa denuncia pubblica pensando soltanto del bene delle anime, ci dichiariamo figli umili e dedicati servitori della Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana, per la quale vogliamo vivere e morire. E che Dio possa aiutarci.

 

San Paolo, 31 maggio de 2010

Orlando Fedeli